«Non abbiamo una legge contro l’omosessualità in Ungheria. Abbiamo una legge che difende genitori e bambini. È sempre meglio leggere prima e poi reagire». Arrivato al vertice europeo previsto per oggi, 24 giugno, Viktor Orbán si è difeso davanti ai giornalisti che chiedevano delle norme introdotte nel Paese contro la «promozione dell’omosessualità», che sono state contestate in una dichiarazione dell’Ue firmata due giorni fa. Orbán ha ricordato di aver «lottato per la libertà sotto il regime comunista, anche per i diritti gay» e si è detto disponibile al confronto, ma ha anche affermato che non ritirerà la legge, «già approvata e in vigore». E ha poi aggiunto: «Io sono un combattente dei diritti, quindi io difendo i diritti delle persone omosessuali. Ma questa legge non riguarda questo, riguarda il diritto dei bambini e dei genitori».
Cosa sta succedendo a Bruxelles
Mentre il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha aperto la discussione sul tema Lgbtq+ e sui valori dell’Ue al summit europeo, i commissari Didier Reynders e Thierry Breton, su disposizione della presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, hanno scritto «una lettera politica» indirizzata alla ministra della giustizia ungherese, Judit Varga, in cui vengono esposti gli estremi delle violazioni delle direttive sui servizi dei media audio-visivi, l’e-commerce e la Carta dei diritti fondamentali, qualora la legge anti-Lgbtq+ dovesse entrare in vigore. Una lettera che, di fatto, potrebbe costituire l’anticamera della procedura di infrazione per l’Ungheria. Budapest ha comunque una settimana per rispondere a Bruxelles.
Le parole di Draghi a Orban
Nel corso del dibattito sulle questione delle leggi ungheresi, il premier italiano Mario Draghi ha ricordato a Orban che l’Articolo 2 del Trattato Ue è lì per un motivo, che «è stato sottoscritto anche dall’Ungheria» e che è «lo stesso che nomina la Commissione guardiana del trattato stesso». «Spetta alla Commissione stabilire se l’Ungheria viola o no il Trattato», ha sottolineato Draghi.
Cosa hanno detto Sassoli e Macron
Per il presidente del Parlamento Ue David Sassoli questa è «una discriminazione incompatibile con i valori fondamentali dell’Ue». «Ecco perché siamo preoccupati delle recenti iniziative legislative in Ungheria. Quando i valori democratici sono attaccati – ha spiegato – la nostra risposta deve essere ferma. Ma per essere forti e convincenti sulla scena internazionale, dobbiamo essere coerenti e garantire l’applicazione dello stato di diritto e dei diritti fondamentali che chiediamo agli altri di rispettare», ha dichiarato. Dello stesso avviso anche il presidente francese Emmanuel Macron secondo cui sulla legge ungherese «avremo una discussione tra Stati membri, e sarà franca e ferma. Mi aspetto – ha detto Macron – che le istituzioni Ue, a nome di tutti e dei nostri principi, mettano in atto le procedure previste». «Spero che nel dialogo» di stasera con Orbán «si possa trovare un cammino che gli permetta di portare avanti le sue priorità, ma rispettando i nostri valori».
La posizione del premier olandese Rutte
Con questa legge anti-Lgbtq+ «l’Ungheria non ha posto nell’Ue», ha commentato il premier olandese Mark Rutte che ha sollevato, nel corso del summit dei leader Ue, la questione ungherese. «Non credo che Orbán ritirerà la legge. È spudorato e perciò penso che andrà avanti ma l’obiettivo a lungo termine è mettere l’Ungheria in ginocchio. Devono capire che, o sono membri dell’Unione europea, e perciò della nostra comunità di valori, dove nessuno può essere discriminato in base al colore della pelle, al genere, all’orientamento sessuale o qualsiasi altra cosa, o ne sono fuori», ha detto. Anche il premier del Lussemburgo Xavier Bettel ha definito «inaccettabili» le leggi imposte dal leader ungherese: «L’Europa è un progetto di pace, di tolleranza e di diritti, è triste doverlo ricordare».
Una «vergogna» per Ursula von der Leyen
Il primo ministro, promotore della lettera firmata da 17 leader europei contro le discriminazioni Lgbtq+ in Europa, ha aggiunto che la scelta di votare alcune leggi appartiene al Parlamento nazionale ungherese, ma l’Europa ha «dei valori» e «non è solo denaro e sovvenzioni, ci sono anche diritti e doveri». Ieri, 23 giugno, la condanna anche da parte della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, secondo la quale le norme adottate da Budapest sono «una vergogna». In conferenza stampa, la presidente dell’organo esecutivo europeo ha precisato che una legge che «discrimina persone sulla base dell’orientamento sessuale va contro i valori fondamentali della Ue. Noi non faremo compromessi su questi principi».
Foto in copertina: EPA/OLIVIER HOSLET / POOL
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