Verso il blocco selettivo dei licenziamenti, più tempo per la Cig: le ipotesi sul nuovo decreto

Le previsioni sul nuovo decreto prevedono uno stop alla possibilità di licenziare graduale a protezione dei settori più colpiti dalla crisi per la pandemia di Coronavirus

Il tempo stringe per evitare che il primo luglio riprendano i licenziamenti e, contestualmente, l’invio delle cartelle esattoriali. Il governo sarebbe pronto a varare un nuovo decreto per prolungare la cassa integrazione Covid, incentrandola su alcuni settori in crisi come il tessile. Il sussidio andrebbe di pari passo con il blocco dei licenziamenti. Nel decreto legge, scrive il Sole 24 Ore, rientrerebbe anche il rifinanziamento della nuova Sabatini. Il provvedimento, con un costo di copertura iniziale stimato intorno ai 5-6 miliardi, permetterebbe poi di prorogare anche l’invio delle cartelle esattoriali. I fondi, inizialmente, saranno attinti dalle risorse avanzate dai vari decreti Sostegni. L’arrivo in Consiglio dei ministri del decreto è previsto per l’inizio della prossima settimana.


Cassa integrazione anche per imprese con meno di 15 dipendenti

I tecnici di Palazzo Chigi, ministero del Lavoro e ministero dell’Economia starebbero pensando di allargare la platea dei beneficiari della cassa integrazione anche a quelle imprese che hanno sul libro paga meno di 15 dipendenti. Oltre alle fattispecie già previste per la cassa integrazione straordinaria – riorganizzazione, crisi aziendale, contratto di solidarietà – saranno incluse nella nuova cassa la cessazione di attività e la voce «crisi locale o settoriale». I trattamenti di integrazione salariale previsti dal nuovo decreto, inoltre, riguarderanno anche gli apprendisti assunti con contratto professionalizzante. Dal 2022, tra i beneficiari del sussidio anche i dipendenti assunti con contratto di apprendistato di alta formazione e ricerca.


La durata dei sussidi va dai 12 ai 30 mesi

Per quanto tempo un’impresa potrà ricorrere ai trattamenti di integrazione salariale? «Per ciascuna unità produttiva – scrive il Sole 24 Ore -, resta un sussidio, ordinario e straordinario, di 24 mesi in un quinquennio mobile». La durata dell’ammortizzatore sale a 30 mesi nei cinque anni per le industrie e le aziende rientranti nei settori dell’edilizia, dell’escavazione e della lavorazione del materiale lapideo. Per le piccole imprese sotto la soglia dei 15 dipendenti, invece, il sussidio potrà essere erogato per un massimo di 12 mesi nel quinquennio mobile. Anche le piccole e medie imprese, dunque, secondo la bozza, contribuiranno all’ammortizzatore, ma non è ancora chiara quale sarà l’aliquota di equilibrio.

Il costo della riforma

Secondo l’ultima versione della riforma vista dal quotidiano economico, la copertura finanziaria del provvedimento si aggira in un range tra i 5 e i 6 miliardi di euro nel 2022, circa il doppio dei 2-3 miliardi di cui si parlava nelle scorse settimane. Dopo la fase transitoria, a regime, la riforma degli ammortizzatori sociali raggiungere un costo di 10 miliardi. Le questioni relative alle uscite dello Stato sono tra le più accese nel dibattito interministeriale. Adesso, le valutazioni sono in mano alla Ragioneria generale dello Stato, la quale dovrà calcolare «il reale impatto dell’intervento, sia nell’immediato che negli anni successivi, e valutare l’effettiva compatibilità con l’attuale situazione di finanza pubblica».

Leggi anche: