In Evidenza ENISiriaUSA
ECONOMIA & LAVOROBonusCashbackEvasione fiscaleGoverno DraghiMario DraghiPagamenti elettroniciTasse

Perché Draghi ha bocciato il cashback e come potrebbero ridursi e slittare i premi

cahsback stop perché mario draghi slittamento premi riduzione importi
cahsback stop perché mario draghi slittamento premi riduzione importi
Secondo il premier, il meccanismo di incentivo all'uso della moneta elettronica ha un carattere regressivo e favorisce i ricchi. Intanto slittano i premi da 150 e 1500 euro e l'importo totale potrebbe ridursi a causa del taglio dei fondi

Mario Draghi ha bocciato il cashback perché «ha un carattere regressivo». E cioè favorisce «le categorie e le aree del Paese in condizioni economiche migliori. Perché sono già abituate a utilizzare le carte di pagamento. Per questo, secondo Draghi: «la misura rischia perciò di accentuare la sperequazione tra i redditi, favorendo le famiglie più ricche». Ma soprattutto, secondo il premier, ha mancato l’obiettivo principale. E cioè favorire la lotta all’evasione fiscale: «Quasi il 73% per cento delle famiglie già spende tramite le carte più del plafond previsto dal provvedimento» (almeno 1.500 euro ogni sei mesi per avere indietro il 10%, ovvero i 150 euro). E chi invece non usa le carte o le usa poco «è improbabile che possa raggiungere il plafond, perché la maggior parte di lo- ro non può spendere quelle cifre». Intanto, scrive oggi Il Sole 24 Ore, proprio per effetto del decreto legge Lavoro e imprese appena licenziato dal consiglio dei ministri, l’incasso dei premi già vinti slitta al 30 novembre (tre mesi in più rispetto al 30 agosto) e, soprattutto, l’ammontare di 150 euro potrebbe ridursi a causa del taglio delle risorse.

Durante il Cdm Draghi ha spiegato che secondo i primi dati sul cashback la maggiore concentrazione dei mezzi alternativi al contante si registra oggi tra gli abitanti del Nord e, più in generale delle grandi città. L’utente-tipo è un capofamiglia di età inferiore a 65 anni, con un reddito medio-alto e una condizione radicalmente diversa da quella di operaio o disoccupato. Anche se non esistono a tutt’oggi dati specifici a riguardo, secondo il premier è presumibile che siano queste categorie a trarre i maggiori benefici dal cashback e dai bonus e superbonus collegati. Proprio per questo, è il ragionamento di Draghi, la misura rischia perciò di accentuare la sperequazione tra i redditi, favorendo le famiglie più ricche e con una propensione marginale al consumo presumibilmente più bassa. Determinando così un effetto moltiplicativo sul PIL non sufficientemente significativo a fronte del costo della misura. In più, secondo il premier già oggi il 73% delle famiglie spende più del plafond previsto dal provvedimento. Per questo i tre quarti degli interessati potrebbe ricevere il premio senza aumentare l’uso dei pagamenti elettronici. Mentre chi d’abitudine non le usa non può arrivare a spendere le cifre previste dal plafond.

Il problema del cashback secondo Draghi

Secondo il premier le famiglie più povere dovrebbero aumentare il livello di spesa con pagamenti elettronici del 40% per arrivare a raggiungere il plafond, mentre per quelle ricche l’aumento è intorno all’1%. E infatti le transazioni che hanno raggiunto l’obiettivo sono solo il 50% di quelle totali. Infine, secondo l’ex presidente della Banca Centrale Europea la misura, che pesa per 4,75 miliardi di euro sul bilancio 2021, toglie risorse a urgenze ed emergenze. L’attuale quadro economico ha visto infatti 335 mila nuovi nuclei familiari scendere al di sotto della soglia di povertà assoluta. A fronte degli effetti regressivi, dei costi e delle criticità applicative, non possono a tutt’oggi stimarsi effetti significativi sul gettito. Al contrario, è probabile che le transazioni elettroniche crescano per effetto del cashback soprattutto in settori già a bassa evasione come la grande distribuzione organizzata che, secondo l’Istat, assorbe quasi la metà della spesa al dettaglio, piuttosto che in quelli critici.

Arriva lo slittamento e il taglio dei premi

Intanto, sottolinea il Sole 24 Ore, oltre allo slittamento dell’incasso dei premi al 30 novembre c’è anche il rischio di un taglio dell’ammontare. E questo perché premi e superpremi non potranno superare la nuova soglia di 1,367 miliardi, mentre quelli del cashback del primo semestre 2022 costeranno in totale 1,347 miliardi. Se i soldi non basteranno per dare il premio di 150 euro a tutti, l’assegno sarà ridotto in modo lineare e proporzionalmente alle risorse disponibili. A slittare non saranno soltanto i rimborsi da 150 euro ma anche il super-premio da 1500 euro riservato ai 100 mila utilizzatori di moneta elettronica più attivi. La scadenza del 30 novembre, scrive il quotidiano, riguarderà anche i premi del cashback del primo semestre del prossimo anno. Che al momento rimane confermato. Ma intanto il governo studia anche l’introduzione di un credito d’imposta per incentivare i commercianti a usare il Pos.

Leggi anche:

Articoli di ECONOMIA & LAVORO più letti