Mancini carica gli Azzurri per la finale: «Essere qui non basta, solo divertendoci batteremo l’Inghilterra a Wembley»

Il commissario tecnico degli Azzurri in un’intervista alla Uefa: «Stadio pieno di tifosi inglesi? Bisogna adattarsi. Sappiamo dove siamo arrivati»

Roberto Mancini non si sente arrivato. «Essere in finale è un buon traguardo», ha detto in un’intervista rilasciata ai media ufficiali della Uefa. «Ma non basta», tiene a sottolineare il commissario tecnico degli Azzurri. Che vuole una approccio preciso dei suoi giocatori per provare a battere gli inglesi nella loro Wembley: «Scendere in campo per divertirsi, come sempre». Durante l’intervista, Mancini ha sottolineato il lavoro e le fatiche compiute per arrivare fino alla finale di Euro 2020. «Abbiamo lavorato tanto per questo e speravamo di raggiungerlo», ha dichiarato l’allenatore. «Siamo stati felicissimi e per questo vanno ringraziati tutti i giocatori». Per l’allenatore marchigiano, infatti, la forza della Nazionale italiana sta nella coesione del collettivo. «Credo sia la base di tutti i gruppi di lavoro», ha proseguito, «siamo tutti insieme da giorni, ma sono passati veloci: ciò vuol dire che c’è un buon feeling tra i ragazzi ed è importante anche quando sono in campo. Sono orgoglioso di quello che i ragazzi hanno fatto», ha aggiunto, «Non era semplice. Ci hanno creduto sin dal primo giorno. Essere arrivati alla finale è un grande traguardo. Però non basta».


Mancini senza paura verso la finale di Euro 2020: «Solo così si vince in casa degli inglesi»

Italia-Inghilterra è un classico del calcio e il fatto che questa sfida si giochi a Londra, in uno stadio praticamente colmo di tifosi inglesi e in una partita secca, rende le cose più difficili. Mancini lo sa bene, ma non ha mostrato timori durante l’intervista e sa che domenica avrà l’occasione per scrivere un nuovo capitolo della lunga storia azzurra a Wembley. «Una finale va sempre giocata con concentrazione e allegria perché è sempre una partita di calcio», ha commentato. «Bisogna giocare con la pressione giusta, cercando veramente di andare a divertirsi. Solo così poi si vince una finale. È chiaro che ci sarà un bel tifo per loro, ma se vuoi arrivare in fondo a un torneo così devi adattarti a diverse situazioni». Secondo il tecnico, infatti, né la squadra né i tifosi devono pensare «di vincere un mondiale o un europeo dominando perché», continua Mancini, «ci sono partite in cui puoi soffrire perché le altre squadre sono forti».


Una rivincita lunga 30 anni

Per Mancini l’aver raggiunto la finale a Londra significa anche saldare un vecchio conto, un momento della sua carriera accaduto 30 anni fa proprio nel (vecchio) Wembley, quando la sua Sampdoria perse la finale di Coppa Campioni contro il Barcellona nel 1992. A giudicare dalle parole di Mancini, le vittorie su Austria e Spagna nell’impianto londinese non hanno sembrato vendicare quella sconfitta: «Non siamo ancora arrivati al successo. Lo sarà solo se riusciremo a vincere domenica», afferma “il Mancio”. Che al paragone tra la sua Italia e la Sampdoria, dove vinse uno scudetto ne 1991 con Gianluca Vialli, suo attuale assistente nello staff azzurro, ha affermato: «la Samp di Mantovani era una squadra particolarissima, un club particolarissimo con dei valori importanti. Quindi sì, un pò sì. Devo dire che i ragazzi tra di loro stanno bene e c’è una buona atmosfera e quindi è chiaro che tutto vada meglio quando è così».

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