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Non si ferma l’avanzata dei talebani in Afghanistan ma l’Ue tira dritto: «Nessuno stop al rimpatrio degli irregolari»

Secondo alcuni Stati membri, sospendere i ritorni dei cittadini afgani nel loro Paese manderebbe un segnale sbagliato spingendo sempre più persone a emigrare verso l'Europa

I ministri degli interni e degli Esteri di Austria, Danimarca, Belgio, Paesi Bassi, Grecia e Germania hanno inviato una lettera alla Commissione europea chiedendo di non fermare il programma che prevede il rimpatrio dei cittadini afgani nel loro Paese. «Non c’è motivo per fermare o sospendere il ritorno dei cittadini afgani in Afghanistan», si legge nella lettera indirizzata a Bruxelles. Il Joint Declaration on Migration Cooperation (JDMC), l’accordo finalizzato a gennaio 2021 tra Bruxelles e Kabul, prevede la collaborazione in ambito migratorio, con il ritorno in Afghanistan di tutti quei cittadini che non sono riusciti a ottenere i documenti per ricevere protezione in Europa. «Vorremmo reiterare che il JDMC non prevede alcuna clausola per lo stop o la sospensione dei rimpatri in Afghanistan», si legge nella lettera. I Paesi hanno quindi chiesto alla Commissione di continuare con «i rimpatri, sia volontari che no, in Afghanistan. Fermarli manda un segnale sbagliato, motivando sempre più afgani a lasciare il loro Paese per l’Europa».

I talebani conquistano la settima provincia

Una dichiarazione che arriva mentre la situazione nel Paese si sta deteriorando rapidamente, con i talebani che nell’ultima settimana hanno conquistato 7 importanti capoluoghi dall’inizio della loro offensiva. Tra questi anche le città chiave di Kunduz, Takhar e Sar-e Pol, nel nord dell’Afghanistan. Oggi è arrivata la notizia della presa del centro di Farah, nell’ovest del Paese. L’Unicef ha inoltre denunciato che nelle ultime 72 ore sono stati uccisi 27. L’organizzazione si è detta «scioccata» dalla rapida escalation delle violenze. Le «atrocità» più gravi, scrive l’agenzia dell’Onu, nella provincia di Kandahar: 20 gli uccisi, altri 130 feriti, 2 bambini hanno perso la vita nella provincia di Khost; 5 i morti in quella di Paktia. La scorsa settimana, Joe Biden ha ribadito che, nonostante la preoccupante situazione, i piani del ritiro di tutte le truppe americane entro l’11 settembre non sono cambiati.

L’incontro con gli Usa a Doha

Intanto, l’inviato degli Stati Uniti per l’Afghanistan è volato a Doha, in Qatar, per esortare i talebani a fermare la loro offensiva militare e negoziare un accordo politico. «L’intensificazione dell’offensiva militare dei talebani – ha dichiarato -, che sta causando vittime civili da entrambe le parti e presunte violazioni dei diritti umani, è molto preoccupante».

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