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L’ultimo messaggio di Gianfranco D’Angelo a Ezio Greggio: «Ci siamo salutati con una battuta»

17 Agosto 2021 - 05:48 Redazione
gianfranco d'angelo ezio greggio
gianfranco d'angelo ezio greggio
Oggi i funerali di Gianfranco D'Angelo alla Chiesa degli Artisti di Roma. Ezio Greggio lo ricorda: dagli esordi a Striscia la notizia passando per Drive-In

In un’intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera il comico Ezio Greggio ricorda l’amico Gianfranco D’Angelo, morto a Ferragosto dopo una breve malattia. I funerali di D’Angelo si terranno oggi alle 10,30 alla Chiesa degli Artisti, ovvero la Basilica di Santa Maria in Montesanto in Piazza del Popolo a Roma. Tre giorni prima di morire D’Angelo e Greggio si erano scritti via cellulare per darsi un appuntamento a settembre e si erano salutati con una battuta: «Ogni volta c’era una sorta di sfida a chi sparava la cavolata più grossa, per far ridere l’altro», spiega Greggio, che dice di aver perso «un pezzo di me. Ora restano i ricordi: continuano a riaffiorare, anche quelli che credevo di aver rimosso». «Ci siamo conosciuti nel 1978 per la trasmissione Rai La Sberla», ricorda Greggio con il quotidiano. «Dopo gli spettacoli andavamo a cena assieme e per chi ci vedeva era come se lo spettacolo continuasse. Le gag si costruivano spontaneamente: ne ricordo una in cui lo andavo a piangere al cimitero, ma vedevo la fotografia sulla tomba sporca, così sputavo per pulirla, ma restava opaca… al terzo sputo la foto si animava e sputava lui a me, in un occhio», aggiunge. E poi ricorda i tempi di Drive-In: «La nostra vittima predestinata era Beruschi che usciva sempre massacrato da noi, anche fisicamente: una volta era vestito da sposa e anziché tirargli il riso optammo per dei maccheroni, ovviamente crudi. Un’altra facemmo fingere a tutto lo studio di non accorgerci che era rimasto appeso al soffitto, vestito da angelo, e uscimmo tutti. Al di là della porta lo sentivamo chiamare “Ezioooo, Gianfrancoooo” (e imita la voce, ndr.)».

Poi riaffiora un altro ricordo: «Al Drive In facevamo le parodie dei grandi film, tra cui Il nome della Rosa. In una pausa, vestiti da frati, siamo andati al bar: le persone non ci riconoscevano e ci salutavano chinando la testa. Quando siamo passati vicino a due anziane, abbiamo finto di inciampare e iniziato a dire una serie di parolacce irripetibili. Ci guardavano sgomente». Infine il dispiacere per essere stato dimenticato in questi anni dalla tv: «Non ne abbiamo mai parlato ma credo che se gli avessero dato delle possibilità avrebbe potuto fare di più. Ogni tanto ci dicevamo: “Dovremmo rifare qualcosa assieme”. Sarebbe stato bello. Nell’ultimo messaggio gli dicevo che ne avremmo parlato a settembre». Lui aveva detto di sì, poi lo aveva salutato. Con una battuta.

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