Il referendum per l’eutanasia legale, ben prima del previsto, ha superato quota 500mila firme. La maggior parte delle sottoscrizioni sono arrivate dai banchetti, disposti in tutta Italia, mentre una piccola parte dalle sottoscrizioni online (attivate da pochissimo tempo) che, comunque, hanno dato la spinta finale. Ora Marco Cappato, promotore della campagna sull’eutanasia legale, parla a la Repubblica e spiega che, ad aver dato una mano nel raggiungimento di questo risultato, sono stati soprattutto i giovani. «Su Instagram c’era un’esplosione di pagine gestite da giovani. Ed erano ragazzi di provincia, di centri che io, che ho girato l’Italia, spesso non avevo mai sentito nominare», ha detto. In «buona parte», dunque, è merito dei Millennials se hanno sfondato il muro delle 500 mila firme: «Due fasce sono state decisive: quelle dei giovanissimi, e quella degli anziani. I primi hanno davanti gli occhi la sofferenza di un nonno, gli anziani invece temono una morte atroce. In breve sul sito si sono registrati 1300 volontari under venti, ragazzi che in breve hanno coinvolto i loro amici». «È una generazione sorprendente, che vede questo referendum come un gesto politico, di libertà», ha concluso. Adesso 750 mila firme restano «la soglia di sicurezza» ma si punta al milione di sottoscrizioni
La dedica a dj Fabo
Intanto Valeria Imbrogno, 42 anni, compagna dell’ex dj Fabo, che scelse il suicidio assistito in Svizzera, intervistata dal Corriere, dedica le firme per il referendum al suo compagno. «Come potrei non farlo? È come se fosse stato un po’ lui a dire alla gente: svegliatevi, fate qualcosa per la libertà di tutti. Perché di questo si tratta, di essere liberi di poter scegliere fino alla fine ed è sempre stato questo il principio che ha tenuto assieme me e lui». «Il popolo italiano ormai è pronto per queste firme e il risultato ottenuto adesso lo dimostra», ha aggiunto. A esprimere preoccupazione, invece, è il Vaticano attraverso le parole di monsignor Vincenzo Paglia, arcivescovo e presidente della Pontificia Accademia per la Vita. «La mia preoccupazione è davvero profonda – spiega a Vatican News – C’è la tentazione di una nuova forma di eugenetica: chi non nasce sano, non deve nascere. E insieme con questo c’è una nuova concezione salutistica per la quale chi è nato e non è sano, deve morire. È l’eutanasia». E infine: «Questa è una pericolosa insinuazione che avvelena la cultura. In questo senso, è indispensabile che la Chiesa ricordi a tutti che la fragilità, la debolezza, è parte costitutiva della natura umana e dell’intero creato».
Foto in copertina: ANSA/LUCA ZENNARO
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