Atto di vandalismo a Torino, distrutto il monumento ai caduti a Nassiriya

L’opera era stata inaugurata in Corso IV novembre in onore delle vittime della strage avvenuta nel 2003 presso la base militare italiana in Iraq

Potrebbe essere stato distrutto nella notte il monumento ai caduti della strage di Nassiriya di Corso IV Novembre, a Torino, ritrovato divelto accanto al piedistallo dove era stato inaugurato nel 2006. L’opera, realizzata dallo scultore e maresciallo dell’Esercito Osvaldo Moi, rappresentava 19 sagome di uomini ed era stata posta in ricordo delle 50 vittime, di cui 25 tra soldati e operatori italiani, rimasti uccisi quando un camion imbottito di esplosivo esplose e distrusse la base italiana in Iraq. L’attentato è stato organizzato dai terroristi di Al Qaeda. Al momento la statua si trova presso i depositi del personale tecnico del Comune, che lo hanno preso in custodia per valutare i danni e realizzare eventuali riparazioni.


La condanna della politica

Nel corso della mattinata sono arrivate le parole di condanna dalla politica torinese. La sindaca Chiara Appendino ha riferito che «le Forze dell’ordine stanno indagando» e che «gli uffici del Comune sono attivi per verificare il ripristino». La prima cittadina pentastellata ha quindi espresso vicinanza «alle famiglie delle vittime». Anche i candidati per la corsa elettorale a Palazzo Civico hanno commentato l’episodio. Il candidato sindaco del centrosinistra Stefano Lo Russo ha descritto la distruzione del monumento come un «un grande dolore», mentre Paolo Damilano per il centrodestra ha scritto su Facebook: «Colpire un simbolo come il monumento ai caduti di Nassiriya proprio in questi giorni di dramma afgano è un affronto a Torino, all’Italia e alla nostra memoria». Damilano ha proposto un «restauro in tempi record».


Il grave fatto di vandalismo ha avuto eco in tutto il resto del Paese, coinvolgendo la politica anche a livello nazionale. «Aver divelto il monumento ai caduti di Nassiriya non è un semplice atto di vandalismo ma un atto contro il Paese e le Istituzioni. Il mio pensiero va ai familiari delle vittime di quell’atroce attentato che pretendono il dovere della memoria e del rispetto», ha scritto in un tweet Giorgio Mulè, Sottosegretario alla Difesa nel governo Draghi. Per il presidente di Italia Viva e vicepresidente alla Camera Ettore Rosato, si tratta di un «atto vigliacco e stupido che dimostra con quanta ignoranza si deve combattere. Le forze di polizia sono già al lavoro per scoprire i delinquenti, lo dobbiamo alle vittime e alle loro famiglie».

La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha posto la questione sui «metodi talebani» contro «i nostri simboli». «È uno schiaffo ai nostri soldati», scrive l’ex ministro, «che si sono sacrificati per difendere libertà e democrazia. Si faccia il possibile per ripristinarlo e per individuare responsabilità. Difendiamo i nostri simboli da chi usa metodi talebani». I responsabili sono «talebani di casa nostra» anche per il referente per le politiche per la sicurezza del Pd Enrico Borghi: «Se questi “talebani” di casa nostra pensano che in questo modo verrà meno il ricordo, il rispetto e la riconoscenza ai 19 caduti, si sbagliano. Avverrà l’opposto. E loro si vergognino per questo gesto!». Della stessa posizione anche il coordinatore nazionale di Forza Italia Antonio Tajani, che sempre via Twitter ha condanna l’atto considerandolo «una vergogna».

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