Zaki interrogato ancora, per gli attivisti egiziani un pessimo segnale: «Lo vogliono processare con accuse inventate o fabbricate»

Il ricercatore è in carcere al Cairo dal 7 febbraio 2020. L’ong con cui lavorava lo studente temono si proceda con il rinvio a giudizio

Prevale il pessimismo sulla vicenda di Patrick Zaki, lo studente di Bologna detenuto in Egitto. Ieri 9 settembre ci sarebbe stato un nuovo interrogatorio, dopo quello già avvenuto lo scorso 13 luglio. Un segnale che non promette nulla di buono secondo la ong egiziana Egyptian Initiative for Personal Rights, quella in cui lavorava anche lo studente egiziano. Gli attivisti interpretano questi ultimi sviluppi della vicenda giudiziaria di Zaki come un pessimo segnale che va a precedere un rinvio a giudizio. Lo studente verrebbe quindi processato sulla base di: «accuse inventate – dicono gli attivisti – o fabbricate». Secondo gli attivisti della Eipr, due sessioni di interrogatorio così ravvicinate assomigliano troppo a precedenti casi simili a quello di Zaki che hanno riguardato ricercatori e opinion maker: «Se questa previsione si dimostrerà vera – dicono gli attivisti – questo rinvio a giudizio si baserà su accuse infondate e inventate, basate su un falso rapporto di accusa, senza prove tecniche che confermino che Zaki possieda questi account (Facebook)». Un percorso quasi inevitabile, soprattutto alla luce delle ripetute volte in cui, spiegano gli attivisti: «il procuratore per la sicurezza dello Stato ha ignorato le ripetute richieste della difesa di Patrick», che chiede sia di controllare: «le telecamere di sorveglianza dell’aeroporto del Cairo per verificare la manomissione del rapporto di arresto, sia di dimostrare che lo studente era stato intimidito, minacciato e torturato con percosse e scosse elettriche dalle forze di sicurezza nazionali in una delle loro sedi».


La detenzione di Zaki

La detenzione di Zaki è iniziata il 7 febbraio 2020, dopo essere stato arrestato all’aeroporto del Cairo appena rientrato in Egitto per far visita ai parenti. Allo studente sarebbero stati contestati i suoi post su Facebook, con l’accusa tra le altre di sovversione per le sue ricerche sull’omosessualità nell’ateneo bolognese. Dal giorno del suo arresto, Zaki è stato trasferito in diverse carceri, oggi si trova in quella di Tora al Cairo. La detenzione preventiva viene ormai rinnovata quasi puntualmente ogni mese mezzo, l’ultima il 23 agosto scorso per altri 45 giorni.


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