In Evidenza ENISiriaUSA
ATTUALITÀCoronavirusInchiesteLombardiaMilanoNo vaxVaccini

La madre No vax fermata dal tribunale: sui vaccini decide il padre (e lei pagherà 5.400 euro di spese legali)

15 Settembre 2021 - 05:44 Redazione
tribunale civile milano mamma no vax
tribunale civile milano mamma no vax
La IX sezione famiglia di Milano limita la responsabilità genitoriale di una donna e autorizza il padre divorziato a provvedere alle vaccinazioni. Lei aveva anche violato il lockdown

Il tribunale civile di Milano ha limitato la responsabilità genitoriale di una madre sulle questioni di salute della figlia di 11 anni. Una madre che con «posizioni oltranzistiche e negazionistiche, di grave pregiudizio per la salute della figlia minore, la espone al rischio di contrarre gravi malattie», legittima i giudici a «limitare la responsabilità genitoriale materna». Il Corriere della Sera racconta oggi che la IX sezione famiglia del Tribunale civile di Milano ha autorizzato il padre divorziato a «provvedere in autonomia, senza il consenso della madre», a sottoporre la figlia 11enne a tutte le vaccinazioni obbligatorie (come il morbillo) e raccomandate (come l’antimeningococcica); a farle fare il test per la diagnosi Covid tutte le volte che sia necessario; a farle mettere la mascherina a scuola e in tutte le situazioni imposte dalla legge o in assembramenti; e, quando la figlia tra pochi mesi avrà compiuto 12 anni, «a valutare in autonomia, sempre senza l’accordo della madre, se sia necessario o anche solo opportuno somministrarle il vaccino anti Covid, visti gli approdi della scienza, le autorizzazioni degli enti regolatori, le norme di legge e le raccomandazioni del pediatra».

La madre, che è stata anche protagonista di una violazione del lockdown per portare la figlia nel ristorante di un amico insieme ad altri 10 No vax, ha anche presentato per opporsi alla richiesta del padre una memoria in cui riepiloga tutte le bufale sui vaccini e la dittatura sanitaria che sono in voga di questi tempi. Ma i giudici le hanno bollate come «frutto di opinioni personali, ispirate da soggetti non riconosciuti dalla comunità scientifica internazionale, in parte proposte in modo fuorviante, o basate su notizie non veritiere (come la posizione della Svezia sui tamponi)». E le hanno fatto pagare la lite temeraria: 2.700 euro oltre agli altri 2.700 di spese legali.

Leggi anche:

Articoli di ATTUALITÀ più letti