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Great Barrington Declaration: chi sono i «mercanti del dubbio» che propongono di lasciar circolare il Coronavirus

28 Settembre 2021 - 10:30 Juanne Pili
David Gorski e Gavin Yamey mettono a nudo le fallacie sulla immunità naturale, suggerendo potenziali conflitti di interesse economici

Chi sono i «nuovi mercanti del dubbio»? Così David Gorski e Gavin Yamey hanno definito gli autori della Great Barrington Declaration (GBD), in una lettera pubblicata sul British Medical Journal (BMJ) lo scorso 13 settembre. Si tratta del manifesto di un gruppo di economisti pubblicato nell’ottobre 2020, dove si proponeva di lasciare circolare il SARS-CoV-2 puntando sulla immunità naturale, evitando i problemi economici impliciti nelle misure di contenimento dei contagi. Quando si parla di fake news sul nuovo Coronavirus, spesso tendiamo ad accomunare questo concetto per tutte le informazioni distorte prodotte durante la pandemia di Covid-19, la cosiddetta infodemia, mentre si dovrebbe intendere in questo caso, una narrativa creata appositamente per assecondare determinati interessi, alle spalle della salute di milioni di persone. 

«Il nostro pezzo può essere interessante per coloro che studiano il movimento della disinformazione scientifica – scrive Yamey su Twitter – Ora la GBD, ovviamente, è un importante gruppo di disinformazione sui vaccini. È così deprimente».

Tra interessi economici e ideologici

Ma non è solo una questione di soldi. In mezzo c’è anche l’ideologia. Fin dalle origini della pandemia nel mirino dei cospirazionisti sono finite organizzazioni come DARPA e la fondazione di Bill e Melinda Gates, rei di aver avvertito del pericolo imminente rappresentato da nuove potenziali epidemie.

È emblematico che i guru complottisti non si accorgano mai di organizzazioni come la Georg and Emily von Opel Foundation, che secondo Gorski e Yamey avrebbe foraggiato gli scienziati per sostenere la cosiddetta «natural herd immunity», ovvero l’idea in base alla quale basterebbe lasciar circolare il virus per raggiungere l’immunità di gregge. Non a caso tra i beneficiari della fondazione von Opel troviamo la professoressa Sunetra Gupta, coautrice della GBD, assieme a Martin Kulldorff e Jay Bhattacharya

«Il 9 aprile 2021, Open Democracy ha riferito che la professoressa dell’Università di Oxford Sunetra Gupta, critica delle misure di sanità pubblica per frenare il covid-19 e sostenitrice della “immunità naturale di gregge”, aveva “ricevuto quasi 90.000 sterline dalla Georg and Emily von Opel Foundation – continuano gli autori del BMJ – La fondazione prende il nome dal suo fondatore, Georg von Opel, che è il pronipote di Adam Opel, fondatore della casa automobilistica tedesca. Georg von Opel è un donatore del partito conservatore con un patrimonio netto di 2 miliardi di dollari. “Gli argomenti di Gupta contro i blocchi e a favore dell”immunità di gregge'”, osserva inoltre il rapporto, “hanno trovato favore… nel governo britannico”».

Origini e fallacie della GBD

È emblematico anche il modo in cui è nata la GBD. Tutto cominciò con una conferenza in seno al American Institute for Economic Research (AIER), non proprio un forum di epidemiologi.

«Un think tank libertario, di negazionisti del clima e sostenitori del libero mercato, che riceve “gran parte dei suoi finanziamenti dai sue proprie attività di investimento, non da ultimo in combustibili fossili, servizi energetici, tabacco, tecnologia e beni di consumo” – riportano gli autori del BMJ – L’AIER ha anche ricevuto finanziamenti dalla Fondazione Charles Koch, fondata e presieduta dall’industriale miliardario di destra noto per promuovere il negazionismo del Cambiamento climatico […] Anche le organizzazioni collegate a Koch si sono opposte alle misure di sanità pubblica per frenare la diffusione del covid-19».

Ricordiamo che l’immunità data dalla Covid-19 è di gran lunga meno forte di quella indotta dai vaccini e di durata inferiore. Inoltre, le varianti Covid sono uno dei principali argomenti che cozzano contro le aspirazioni economiche dei sostenitori della GBD. Avevamo già visto infatti, che le principali sono emerse proprio in assenza dei vaccini e in contesti di lassismo dal punto di vista delle misure di contenimento dei contagi. 

Tra i soci del AIER troviamo diversi personaggi che si sono distinti per la loro disinformazione sulla pandemia. Tra questi Naomi Wolf e Scott Atlas, neuroradiologo ed ex consulente di Donald Trump per la Covid-19. Entrambi si sono visti sospendere il profilo Twitter per grave disinformazione. Wolf diffondeva ai suoi oltre 140mila follower messaggi contro i vaccini; Atlas invece si distinse per la sua disinformazione sulle mascherine.

Creatori di dibattiti aperti

La merce più preziosa in questi frangenti è il dubbio. Non quello legittimo, che ci porta a sottoporre sempre a verifica qualsiasi affermazione, bensì quello creato ad arte, magari per suggerire l’esistenza di un «dibattito aperto», là dove ormai non c’è più. Si chiama anche «strategia del tabacco», perché questo metodo venne adottato sistematicamente per la prima volta dalle società produttrici di sigarette, quando cominciarono ad emergere evidenze del collegamento tra il fumo e l’insorgere di tumori ai polmoni. 

La lettera di Gorski e Yamey, come tutte le pubblicazioni scientifiche serie, riporta a sua volta un conflitto di interesse, ma viene appunto indicato in totale trasparenza, e riguarda le collaborazioni di Yamey con istituti di ricerca e associazioni impegnate nei piani vaccinali, tra le quali la già citata fondazione di Bill e Melinda Gates.

Foto di copertina: Great Barrington Declaration | Gli autori del documento a sostegno della “herd immunity”. Da destra a sinistra: Martin Kulldorff, Sunetra Gupta e Jay Bhattacharya.

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