Coronavirus e cure domiciliari precoci: cosa c’è da sapere e perché bisogna fare attenzione

Ci sono gruppi di medici (e no) che promuovono cure domiciliari precoci per Covid-19. Dieci cose da sapere prima di prenderle sul serio

In cosa consistono le “cure domiciliari precoci” sostenute dai gruppi di medici (e non medici) con le quali dichiarano di poter curare la Covid? Dal 2020 sentiamo parlare dell’idrossiclorochina, un farmaco che nonostante numerosi studi non ha riscontrato i risultati tanto professati, e dell’ivermectina, un antiparassitario sostenuto in particolar modo dal Movimento Ippocrate durante un convegno ospitato al Senato dalla Lega. Le associazioni Patto Trasversale per la Scienza (PTS) e Biotecnologi Italiani hanno pubblicato una infografica con le 10 cose che si conoscono (e da sapere) sulle cosiddette “cure domiciliari precoci”.


«I casi Stamina e Di Bella ci dovrebbero aver insegnato a dubitare di chi promuove pseudoterapie senza portare prove scientifiche», riporta il sito di PTS. L’intenzione è quella di denunciare le pratiche ritenute antiscientifiche di alcuni medici, i quali pubblicizzano di “curare la Covid” senza alcuna e solida evidenza scientifica, soprattutto prestano i propri servizi senza nemmeno visitare i pazienti o, come nel caso del Dott. Stramezzi, senza neanche sapere se si tratta di un uomo o una donna. In un caso, quella del Movimento Ippocrate, viene persino richiesta una liberatoria al paziente per esonerare il medico da eventuali problematiche dovute alla somministrazione dei farmaci, un documento che risulta essere carta straccia e che non esonera affatto il medico.


1) I farmaci solo quando serve

Come ben specificano gli esperti di entrambe le associazioni, in caso di positività al Sars-Cov-2 non bisogna per forza assumere dei farmaci. In che senso? Come ben sappiamo, non tutti riscontrano i sintomi della malattia, molti sono asintomatici senza neanche saperlo e non necessitano di un approccio terapeutico.

Oltre all’infografica, nel sito dell’associazione PTS viene spiegata anche la cosiddetta “vigile attesa”: «L’85% di chi entra in contatto col virus SARS-CoV-2 resta asintomatico o paucisintomatico, questo è il dato che giustifica la “vigile attesa”, perché nella maggior parte dei casi il nostro sistema immunitario è in grado di gestire autonomamente l’infezione, ed è sufficiente il semplice ausilio di paracetamolo e antinfiammatori in presenza di febbre, dolori articolari o muscolari. La terapia farmacologica è indicata solo in particolari casi ed esistono protocolli di cura precisa per la gestione dei pazienti domiciliari».

2) Anticorpi e plasma iperimmune

Abbiamo discusso a lungo dell’utilità del plasma iperimmune contro la Covid. Per quanto sia stato utilizzato anche per altre malattie, per la Covid non si è rivelato affatto risolutorio. Ne abbiamo parlato in diverse occasioni e nel corso del tempo (qui e qui), in particolare lo scorso 28 luglio 2021 (qui) a seguito del decesso di Giuseppe De Donno, il medico diventato simbolo dei sostenitori della terapia.

Lo stesso vale per gli anticorpi monoclonali, tutto dipende dalla tipologia del paziente: «Gli anticorpi monoclonali sono ad oggi indicati, entro 10 giorni dalla comparsa di sintomi, per alcune categorie a rischio come obesi, dializzati. Il plasma iperimmune non ha invece dimostrato di poter dare benefici certi».

3) I cortisonici per la Covid?

Tra i medicinali presenti nelle cosiddette “terapie domiciliari precoci” troviamo anche i cortisonici. Questi non vanno dati nei casi asintomatici, ecco spiegato il perché: «L’uso precoce di cortisonici in assenza di sintomi, o con leggera sintomatologia, non è indicato perché può compromettere la risposta immunitaria. Anche nei casi indicati, la somministrazione non deve avvenire prima di 4 giorni dall’insorgenza dei sintomi per lo stesso motivo. Inoltre non tutti i cortisonici sono uguali, per la terapia è indicato il solo desametasone»

4) L’uso dell’eparina

Come sappiamo ormai dal 2020, l’eparina viene somministrata solo per contrastare una complicanza della malattia: la trombosi. Ecco cosa riporta l’infografica: «Non è raccomandato l’uso a domicilio, soprattutto per pazienti non immobilizzati». Nelle linee guida per la gestione domiciliare dei pazienti leggiamo: «non utilizzare eparina. L’uso di tale farmaco è indicato solo nei soggetti immobilizzati per l’infezione in atto».

5) Gli antibiotici contro un virus?

Se siete positivi al Sars-Cov-2 e un medico vi prescrive gli antibiotici c’è un problema. Infatti, questi farmaci non vengono utilizzati contro i virus, ma contro i batteri: «L’uso di antibiotici non è raccomandato a meno che, dopo visita medica, si sospetti una importante infezione batterica».

Come mai sono presenti nelle linee guida del Ministero della Salute? Come spiegato anche dagli esperti delle due associazioni, PTS e Biotecnologi italiani, questo farmaco va usato solo in caso di infezione batterica che, se riscontrata in un malato Covid, potrebbe peggiorare le condizioni.

Per questo motivo si parla di «sovrapposizione batterica», come riportato nelle linee guida: «Non utilizzare antibiotici. Il loro eventuale uso è da riservare solo in presenza di sintomatologia febbrile persistente per oltre 72 ore o ogni qualvolta in cui il quadro clinico ponga il fondato sospetto di una sovrapposizione batterica, o, infine, quando l’infezione batterica è dimostrata da un esame microbiologico».

6) La non provata utilità dell’idrossiclorochina

Il farmaco è stato promosso da un virologo francese, Didier Raoult, che da oltre un anno non è riuscito a confermare le sue teorie sull’efficacia dell’idrossiclorochina contro la malattia. Molti sono stati gli studi effettuati anche da altri medici, ma senza esito positivo (ne parliamo qui, qui e qui).

Sostenuto anche da Donald Trump durante il suo mandato, la FDA aveva fornito l’autorizzazione all’uso emergenziale (EUA) agli inizi del 2020 per poi revocarla in quanto il farmaco risultava inefficace contro la malattia.

Nell’infografica leggiamo: «L’uso di idrossiclorochina non è raccomandato né a scopo terapeutico né a scopo di prevenzione». Un’informazione in linea con la guida del Ministero: «non utilizzare idrossiclorochina la cui efficacia non è stata confermata in nessuno degli studi clinici controllati fino ad ora condotti».

7) L’utilizzo degli antivirali

Se l’antibiotico è per i batteri, allora gli antivirali vanno bene? Bisogna fare attenzione perché studi clinici randomizzati hanno dimostrato l’inefficacia per alcuni di loro, come ad esempio il lopinavir: «L’utilizzo di antivirali come lopinavir, ritonavir non è raccomandato in quanto si sono dimostrati inefficaci. Il remdesivir è raccomandato solo per uso ospedaliero».

8) Ivermectina, l’antiparassitario per cavalli

Ecco quanto riportato dall’infografica: «Antiparassitario. Non esistono prove di efficacia né terapeutica né preventiva».

Di questo farmaco abbiamo dedicato un intero articolo, che trovate nella sezione Open Fact-checking, analizzando i vari studi citati dai sostenitori dell’ivermectina contro la Covid. Risultato? Viene confermata la posizione di FDA ed EMA: non è un farmaco utile contro la malattia.

9) L’immunostimolatore parvulan

Tra i medicinali promossi contro la Covid c’è anche un generico immunostimolatore brasiliano di nome parvulan. Come avevamo spiegato l’11 settembre a Open, tale farmaco non può essere usato contro la malattia e soprattutto non è un alternativa al vaccino.

L’infografica precisa che tale farmaco non è usato in Italia: «L’uso del parvulan, un generico immunostimolatore registrato in Brasile, ma non in Italia, come coadiuvante per il trattamento dell’acne, non è raccomandato per la sua inutilità contro SARS-CoV-2».

10) Integratori e vitamine

Un evergreen è quello degli integratori e delle vitamine contro la Covid. In merito alla vitamina D ne abbiamo parlato in diverse occasioni (qui, qui e qui), soprattutto nei casi in cui degli studi (o presunti tali) venivano diffusi per sostenere una sua efficacia contro il virus e la malattia.

Ecco quanto riportato dall’infografica: «L’utilizzo di vitamina D, lattoferrina, quercetina ed altri integratori alimentari non è raccomandato per inefficacia terapeutica e di profilassi».

Perché bisogna fare attenzione al mix dei farmaci «fai da te»

Alcuni medici, come la recentemente sospesa Silvana De Mari, invitano le persone positive ad assumere determinati farmaci indipendentemente se questi potessero avere patologie o situazioni cliniche in contrasto con gli stessi. Se da una parte enfatizzano gli effetti (o presunti) collaterali dei vaccini, invitano a dei perfetti sconosciuti di assumere altri farmaci che a loro volta possono avere effetti collaterali anche gravi, peggio ancora se “mischiati” tra di loro come se fosse un minestrone. Per questo motivo alcuni hanno proposto una liberatoria, ma purtroppo per loro (e per il paziente in caso di problematiche) è “carta straccia”.

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