Cos’è il Parvulan e perché non può essere usato al posto del vaccino per Covid-19

Un farmaco utilizzato in Brasile per l’Herpes Zoster o Fuoco di Sant’Antonio è importato illegalmente in Italia perché viene ritenuto in grado di proteggere dal contagio da Sars-CoV-2. L’Aifa spiega perché non è vero

Il Parvulan è un farmaco indicato per il trattamento dell’Herpes Zoster o Fuoco di Sant’Antonio, illegale in Italia. Si tratta di un medicinale a base di Corynebacterium parvum, un batterio innocuo per l’uomo, che è legalmente registrato e commercializzato in Brasile. Si ritiene che abbia un’azione immunostimolante. Nel foglietto illustrativo del prodotto brasiliano si legge: «Coadiuvante nel trattamento di infezioni dermatologiche di origine virale, batterica, fungina e protozoaria, coadiuvante in infezioni sistemiche e locali». Nel 2020 un’interrogazione del senatore di Forza Italia Enrico Aimi lo indicava come un farmaco in grado di proteggere dal contagio da Coronaviruse da Covid-19. Ieri l’Agenzia del Farmaco (Aifa) ha segnalato sul suo sito che il prodotto viene importato clandestinamente per essere usato impropriamente al posto del vaccino.


Cos’è il Parvulan

«L’utilizzo del medicinale nella profilassi di Sars-CoV-2 non è sostenuto dalle benché minime evidenze di efficacia e sicurezza ed è un potenziale pericolo per la salute delle persone», è il parere della Commissione Tecnico Scientifica dell’Aifa. Il Corynebacterium parvum è un batterio simile a quello che causa la difterite, ma più “buono” – spiega oggi al Corriere della Sera Gianni Sava, professore all’Università di Trieste, già consigliere della Società italiana di farmacologia (Sif) -. Il problema è che non sappiamo se Parvulan produca immunità, perché non sono stati fatti studi sull’uomo ma solo in vitro. Negli anni 70 veniva studiato come possibile immunomodulante nella cura dei tumori, poi l’ipotesi è stata abbandonata».


L’Aifa spiega che la sua CTS, esaminata l’istruttoria degli Uffici, «ritiene che l’utilizzo del medicinale Parvulan nella profilassi dell’infezione da Sars-COV-2 non sia sostenuto dalle benché minime evidenze di efficacia e sicurezza. Si sottolinea, inoltre, che anche il razionale di tale utilizzo risulta largamente insufficiente, tanto è vero che la Commissione non aveva ritenuto possibile autorizzarne l’uso nemmeno nell’ambito di una sperimentazione clinica. Il possibile uso del farmaco in sostituzione dei vaccini autorizzati (per i quali sono invece disponibili solidi dati di efficacia e sicurezza) rappresenta pertanto un potenziale pericolo per la salute delle persone a motivo, oltre che del profilo di sicurezza quantomeno incerto, anche dell’ingiustificato senso di protezione che il trattamento potrebbe generare a dispetto della mancanza di un’efficacia documentata». «Oltre a non avere studi scientifici a supporto – conferma Sava -, di questo farmaco conosciamo, solo attraverso scritti aneddotici e quindi relativi a singoli pazienti, l’efficacia nella cura di alcune infezioni, non nella prevenzione delle stesse».

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