Cresce il pressing per l’obbligo vaccinale. Palù (Aifa): «Cominciamo da chi ricopre una funzione pubblica»

Il leader della Cisl Sbarra: «Il vaccino è l’unica via per uscire dall’emergenza, ora tocca al legislatore». A favore anche Rasi

Per il governo, secondo quanto dichiarato dal sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, l’obbligo vaccinale è «l’ultima ipotesi da prendere in considerazione». «Semmai – ha proseguito Costa – il tema dell’obbligo di vaccinazione anti-Covid sussiste per singole categorie, come per il personale sanitario e per altri settori specifici. Ma per ora, credo, dobbiamo ancora affidarci al senso di responsabilità dei cittadini». Ma sono sempre più le voci autorevoli che, per scongiurare un nuovo autunno con picchi di contagi e ricoveri e, dunque, possibili decessi (perlopiù riscontrati nella popolazione che non si è ancora sottoposta a vaccinoprofilassi) e ulteriori restrizioni e chiusure, si schierano a favore dell’obbligo vaccinale. Ultime in ordine di tempo quelle del leader della Cisl Luigi Sbarra e del numero uno dell’Aifa, Giorgio Palù.


A favore dell’obbligo Guido Rasi, consulente di Figliuolo

In un’intervista a Il Messaggero il leader della Cisl ha detto che c’è un solo modo per uscire dall’emergenza: «l’obbligo del vaccino»: «Abbiamo a cuore l’interesse generale e il vaccino è l’unica via che potrà portarci fuori da questo tunnel – ha spiegato -. Nella delicata fase che stiamo attraversando ogni soggetto deve esercitare le proprie prerogative, senza ambiguità, senza scorciatoie o vie surrettizie. E la svolta sull’obbligo spetta solo al legislatore». A favore dell’obbligo anche Guido Rasi, consulente del commissario Figliuolo: «Se si deve arrivare all’obbligo di vaccinazione, ci si arrivi. Non è tollerabile riempire di nuovo gli ospedali di Covid quando ci sono migliaia di patologie che aspettano ormai da due anni, non è proprio più morale».


Palù: «Valutare l’obbligo vaccinale per chi ricopre una funzione pubblica»

Della stessa idea, seppur circostanziata «a chi svolge funzioni pubbliche», è anche Palù, attuale presidente dell’Agenzia italiana del farmaco e membro del Cts. Secondo il professor Palù, infatti, è necessario ricordare che «la salvaguardia del bene pubblico è tutelata anche dall’articolo 2 della Costituzione, secondo cui il diritto individuale non può ledere quello della comunità». E alla luce di ciò è dunque doveroso «interrogarsi sull’opportunità di introdurre l’obbligo vaccinale per chi ricopre una funzione pubblica: operatori sanitari, insegnanti, forze dell’ordine e altre categorie». Il professor Palù, in un’intervista al Corriere, osserva infatti che «i vaccini di cui oggi disponiamo, oltre a proteggere l’individuo, sono altamente efficaci nella prevenzione dei contagi: tra il 70% e l’85%. Per quel 25-30% che sfugge anche i vaccinati devono continuare a portare la mascherina in ambienti affollati e al chiuso».

Palù: «La priorità è convincere gli esitanti, inutile tentare di persuadere i No vax»

Secondo il presidente di Aifa ogni tentativo di persuasione dei No vax, circa il 4-5% della popolazione, «è inutile». La priorità è dunque quella di «convincere gli esitanti» a vaccinarsi, che costituiscono il 15-20% della popolazione tra i 30 e 60 anni. Le ragioni di questa esitazione vaccinale, a detta di Palù, sono riconducibili all’ormai «persa cognizione dell’impatto delle malattie infettive sulla aspettativa di vita media dell’uomo: ci dimentichiamo che i vaccini l’hanno incrementata di quasi vent’anni dall’inizio del Novecento e i giovani genitori non hanno l’immagine di cosa potessero provocare la poliomielite, la difterite, il morbillo nei soggetti affetti. Agli inizi del secolo scorso la mortalità infantile era al 20%, oggi grazie ai vaccini e allo 0,2%».

E Palù ricorda infine i possibili pericoli connessi al contagio nei soggetti non vaccinati: «dai 50 anni in su aumenta il rischio collegato al Covid e la risposta del sistema immunitario diventa meno efficace, inoltre il Cts ha già consigliato la terza dose per i soggetti fragili». Convincere le persone a vaccinarsi chiedendo loro di fidarsi della scienza? «È controproducente». Però ci sono i numeri e da questi non si sfugge. I dati, chiosa infine il professor Palù, dicono che «il 95% dei pazienti in terapia intensiva non è vaccinato: i vaccini che abbiamo oggi proteggono al 97% dalla morte e al 95% dalla malattia grave, anche contro la variante Delta».

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