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Alessandro Zan: «Il caso Morisi? La vera vergogna è aver costruito una macchina d’odio»

30 Settembre 2021 - 06:41 Redazione
alessandro zan ddl
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Il deputato della legge contro l'omotransfobia: adesso chi vuole bloccarla perde credibilità

Chi vuole bloccare la legge contro l’omotransfobia adesso perde credibilità. Ne è convinto Alessandro Zan, che in un’intervista a Repubblica parla oggi delle ripercussioni del caso di Luca Morisi e racconta cosa lo ha colpito di più della vicenda: «La doppia morale. L’ipocrisia. La paura di essere sé stessi. Il sovranismo reazionario e il patriarcato sono macchine di infelicità. Ma qui ciò che conta è il dato politico. Contro il mio ddl è stata fatta una campagna ideologica. I leghisti hanno presentato 700 emendamenti per bloccare la legge che punisce i crimini d’odio: l’ostruzionismo ora perde di credibilità». Il deputato cita un tweet di Morisi che risale al 2013 in cui l’ex capo della comunicazione della Lega se la prendeva con Giovanardi: «Dice che agisce così perché è amico di Berlusconi. Ma ai nemici cosa fa? Li costringe ad orge gay con consumo di droghe miste?».

E spiega: «Ti devi camuffare da etero se vuoi stare in quel partito. O andare all’estero per dare un bacio al tuo compagno, perché in patria saresti ricattabile». Il riferimento è al leghista visto a Mykonos di cui ha raccontato nel suo libro: «Non ho avuto reazioni dopo che ne ho scritto. Fanno battaglie per la famiglia tradizionale poi hanno più famiglie e figli al di fuori del matrimonio. Si vaccinano giustamente per paura di contrarre il Covid e strizzano l’occhio ai No Vax. E Salvini dice: “In camera da letto ognuno può fare quello che vuole”. Come dire: vi concediamo la cittadinanza tra le lenzuola, a patto che siate invisibili nella società». Infine, due parole su Pillon e la giustizia divina evocata per il caso: «Frasi orribili. Ma che fanno il paio con le parole usate dai leghisti per speculare sulla morte di Stefano Cucchi. Questa è la vera vergogna, non l’orientamento sessuale di Morisi: avere costruito una macchina d’odio».

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