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Prato, la ragazza di 23 anni non vaccinata che muore per Covid-19 in 14 giorni

30 Settembre 2021 - 09:18 Luca Covino
monitoraggio gimbe
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In pochi giorni la giovane è la terza vittima tra la comunità cinese della città toscana. Che lancia l'appello ai connazionali per aderire alla campagna vaccinale

In meno di due settimane una 23enne di origini cinesi è morta per complicazioni legate al Coronavirus. È accaduto a Prato, dove la ragazza stava trascorrendo il ricovero presso l’ospedale Santo Stefano. Non era vaccinata e non è chiaro se questa scelta sia stata dettata da una posizione personale o da altre condizioni. Da lunedì scorso nella città toscana sono decedute altre due persone, connazionali della giovane, due uomini di 43 e 53 anni, il primo non immunizzato mentre il secondo aveva ricevuto la prima dose di uno dei vaccini anti virus. Secondo le prime ricostruzioni, la 23enne si era presentata in ospedale lo scorso 14 settembre con sintomi febbrili e crisi respiratorie. Le condizioni della ragazza sono apparse subito critiche ai medici, che nel giro di poche ore l’hanno spostata in terapia intensiva. Quindi i peggioramenti e i tentativi dei sanitari di salvarle la vita. La scomparsa della ragazza ha raccolto l’appello ai connazionali della stessa comunità cinese di Prato a vaccinarsi.

Si riaccende quindi il tema dell’efficacia della campagna vaccinale tra le comunità straniere, fasce di popolazione vaccinate a singhiozzo. Secondo i dati delle Asl Pratesi, le adesioni da membri delle comunità straniere sono calate, anche al netto della decisione di permettere la vaccinazione anche alle persone senza permesso di soggiorno. La strategia della Regione tuttavia procede lenta, tanto da spingere le aziende sanitarie del territorio ad avviare di nuovo Open day per inoculare i farmaci. L’obiettivo in Toscana, come nel resto del Paese, resta quello di permettere le vaccinazioni alla maggior platea possibile. Anche perché l’82 per cento dei pazienti ricoverati nelle terapie intensive regionali risulta non vaccinato, dato che cala per i pazienti ricoverati in area Covid, dove la cifra si attesta intorno al 56 per cento.

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