Alessandro Di Battista: il tour in partenza e l’ipotesi del nuovo partito

Nel M5s che appoggia il governo Draghi non si riconosce più. E in attesa che Grillo e Raggi facciano qualcosa, meglio cominciare a muoversi

«Se ci saranno 40 persone in piazza, ne prenderò atto, ma se saranno in 400, allora dovrò assumermi responsabilità diverse». Nel virgolettato di Alessandro Di Battista riportato oggi da La Stampa c’è l’anticipazione. Il tour delle città annunciato in partenza da Siena sarà invece la prova generale. «Per adesso faccio quello che più mi piace fare: battaglie politiche. Poi si vedrà», dice invece a Repubblica. L’obiettivo è chiarissimo, ovvero il ritorno alla politica. E lo strumento potrebbe essere un nuovo partito. Anche perché nel MoVimento 5 Stelle che appoggia il governo Draghi lui non si riconosce più. E in attesa che cambi qualcosa (e che Grillo e Raggi si facciano sentire) meglio cominciare a muoversi.


Dibba torna in campo

«Nelle prossime settimane girerò l’Italia insieme ad ex-colleghi, attivisti, cittadini dagli occhi aperti. Cercheremo di stimolare un dibattito pubblico su temi oscurati, nascosti, abilmente coperti da un sistema di potere che gode nel vederci distratti. MPS, i conflitti di interesse tra politica e finanza, le connessioni tra fondi di investimento, case farmaceutiche e lobby delle armi, una legge elettorale che ci dia la possibilità di scegliere i nostri rappresentanti, la lotta alla corruzione moderna (oggi i corrotti si comprano con le consulenze, non più con le bustarelle), i diritti degli ultimi, i diritti dei padri separati, la classe media al collasso», ha scritto su Facebook qualche giorno fa. Ribadendo anche lì che il tutto potrebbe essere soltanto l’inizio: «Tratteremo, insieme, questi e altri temi. Cerchiamo di essere in tanti. Poi si vedrà».


Su Facebook ha detto la sua anche sul neofascismo: «Ieri decine di migliaia di lavoratori, da nord a sud, hanno manifestato contro le politiche del governo di tutti. Vi erano sindacati di base, portuali, dipendenti pubblici, lavoratori che non si sentono rappresentati da nessuno. Hanno protestato e hanno fatto bene a farlo», eppure, «da 48 ore è impossibile parlarne. L’unico argomento è Roberto Fiore, un uomo utile al sistema, un neo-fascista ultra-clericale fuggito a Londra anni fa e protetto dai servizi segreti britannici, e chissà se soltanto da loro…». In attesa del partito, si comincia con la dichiarazione d’intenti.

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