Raggi, Grillo e Di Battista: il piano per contendere a Conte il M5s

L’ex sindaca di Roma contro la linea del leader grillino. Il Garante la appoggia. E Dibba potrebbe scendere in campo un’altra volta per lei

Prima il discorso della sconfitta con il no a Roberto Gualtieri. Poi l’incontro con Enrico Michetti in Campidoglio. Virginia Raggi non sembra aderire più di tanto alla nuova linea del MoVimento 5 Stelle disegnata da Giuseppe Conte, che prevede l’alleanza strutturale con il Partito Democratico. Anzi. L’ormai ex sindaca di Roma sembra voler giocare un ruolo tutto suo all’interno del M5s. Che prevede l’occupazione dell’area politica interna lasciata vuota dall’ex Avvocato del Popolo. E un’alleanza con due figure di primo piano che potrebbero aiutarla in questa impresa. Una è quella del fondatore e Garante Beppe Grillo. L’altra è quella del fuoriuscito (ma con un piede sempre dentro al MoVimento) Alessandro Di Battista.


Il MoVimento 5 Stelle in rotta

Che Grillo creda in Raggi lo testimoniano le parole del Garante alla Bocca della Verità nel giorno della chiusura della campagna elettorale: «Anche se perdi le elezioni avrai un ruolo nel partito». Raggi ha un posto nel comitato di garanzia, indicata da Grillo e confermata a furor di popolo (è stata la più votata) dalla base. Ma questo non può bastarle. Perché, spiega oggi Repubblica, le decisioni passeranno tutte dalla nuova struttura che Conte annuncerà dopo il secondo turno. E il ruolo di garante è incompatibile con tutte le altre nomine interne. Per questo quindi si tratta di una specie di trappola, che Raggi vorrebbe forzare. Come? Costruendo un’alternativa interna al M5s “di governo” che è appannaggio di Conte e Di Maio. E occupando l’area lasciata vuota dall’addio di Di Battista, attraendo così su di sé tutti gli scontenti della guida (destinati ad aumentare, quando l’avvocato avrà fatto le sue scelte).


Per questo Raggi si candida oggi a essere l’alternativa a Conte. Dando così fiato a quella fronda interna che è fatta di eletti in Parlamento, nei consigli regionali e comunali e che guarda con non molto piacere al “nuovo” M5s. E che gradirebbe un ritorno alle piazze. Una linea che è apprezzata anche dai big cacciati nell’ultima mattanza. E che per adesso deve rimanere coperta, come testimoniano i segnali di pace lanciati proprio a Conte ieri: «Non mi faccio usare, non c’è nessuna contrapposizione con Conte. Ci sentiamo spesso e ci vedremo nei prossimi giorni», ha ribadito la sindaca ai suoi. Confermando però la linea “neutrale” nel ballottaggio delle elezioni comunali. Una linea che smentisce proprio Conte e gli adepti dell’alleanza a tutti costi con il Pd.

Beppe Grillo ha paura

Intanto, fa sapere oggi il Corriere della Sera, nel gruppo parlamentare si registra un’ansia crescente. E diversi esponenti di primo piano aspettano al varco Conte. «Deve lavorare sui temi, creare una nuova agenda già adesso. Bisogna imprimere una svolta», lamentano nel M5S. E chiariscono: «Se Conte non lo fa, non ci sono altre carte da giocare, siamo politicamente morti. E alcuni se ne andranno. Ma non può certo dare una svolta con i soliti volti come Crimi e Taverna». La bagarre sembra aver raggiunto anche Beppe Grillo. Il garante—secondo quanto rivela l’Adnkronos — avrebbe espresso timori proprio sulla tenuta dei gruppi parlamentari, chiedendo un maggiore ascolto di deputati e senatori pentastellati. E sulle questioni pentastellate si staglia la figura ingombrante di Di Battista. Che ha lasciato il M5s all’epoca dell’entrata dei grillini nel governo Draghi, ma si è speso in tutti i modi per la campagna elettorale di Raggi. Dibba ha già dettato a Conte cosa vuole in cambio del ritorno all’ovile: l’addio del M5s a Draghi. Se non lo otterrà, si siederà ad attendere. E se i grillini continuano a perdere elezioni su elezioni, prima o poi qualcosa succederà.

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