Il lunedì del Green pass e la battaglia per la revoca entro fine anno: «Ma serve il 90% di vaccinati»

Il primo lunedì di lavoro con il Green pass: gli assalti alle farmacie e l’incognita di due milioni di lavoratori a casa. Abrignani: «Vaccinare di più per la revoca»

Oggi è il primo lunedì di lavoro con il Green Pass. E mentre c’è chi auspica la revoca della Certificazione Verde Covid-19 entro novembre o per la fine dell’anno, gli esperti dicono che la soglia di vaccinati da raggiungere si è alzata al 90% prima di eliminarlo. Intanto i certificati hanno superato quota 100 milioni. Con un’accelerazione proprio a cavallo dell’entrata in vigore dell’obbligo per i lavoratori: 2,5 milioni i pass emessi tra giovedì e sabato. Di questi, 1,8 milioni derivano da tamponi. E la macchina dei test sarà messa sotto stress in settimana, vista la grande richiesta e la loro breve validità (48 ore). Già ieri code si sono formate in diverse farmacie. E al di là delle proteste ancora in atto, come quella al porto di Trieste, ci sono timori di un aumento delle defezioni, dopo il +23% di certificati di malattia registrato venerdì scorso rispetto a quello della settimana precedente. La Cgia di Mestre stima in 2 milioni i lavoratori che domani potrebbero rimanere a casa perché impossibilitati a fare il tampone.


Il totale dei pass emessi dalla piattaforma nazionale è salito dunque a 100.595.790. Proprio venerdì il record (867.039, di cui 653.827 da tamponi). Impennata dei test, ma sono in crescita anche le prime somministrazioni di vaccino anti Covid-19 come segnalano dalla struttura del commissario all’emergenza, generale Francesco Figliuolo. Il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga ha ipotizzato una possibile eliminazione del Green pass entro l’anno «se la campagna raggiunge il 90%». Il consulente del ministero della Salute Walter Ricciardi ha aperto ad un’attenuazione dello stato di emergenza: «Ci avviamo per lo meno a una situazione di sicurezza, anche se la pandemia non è finita». Attualmente la copertura vaccinale riguarda 43.847.511 italiani che hanno concluso il ciclo. Si tratta del 74% della popolazione complessiva, l’81,2% della platea vaccinabile, quella degli over 12.


Si vedrà nei prossimi giorni se il fastidio di dover fare un tampone ogni due giorni porterà ad un’erosione dello zoccolo duro dei no vax. Per adesso sono ancora 2,8 milioni a non aver ricevuto neanche una dose di vaccino. Mentre sono salite a 581.132 le terze dosi. Intanto, ricorda oggi La Stampa, c’è un’altra scadenza alla quale dal governo si guarda con attenzione. Alle 18 scade il termine per la presentazione in Senato degli emendamenti sulla conversione del decreto che ha imposto l’obbligo di Green Pass nei luoghi di lavoro. Per la Lega, che ha criticato ampiamente il provvedimento, è l’occasione di passare ai fatti. «Saranno emendamenti di buonsenso, per eliminare gli aspetti più rigidi del decreto», dice al quotidiano il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo.

Il 90% dei vaccinati

Secondo fonti del Carroccio, gli emendamenti si concentreranno sui temi più discussi. Ovvero il prezzo calmierato per i tamponi, l’allungamento della validità dei test, da 48 a 72 ore (bocciati dagli esperti), l’estensione del certificato ai guariti da Covid-19 negli ultimi 12 mesi (ora sono 6). I leghisti vorrebbero anche intervenire sulla sospensione dello stipendio per chi non ha il Green pass e sulle deroghe per i minori. Ma cercano possibilmente una convergenza con altri partiti. In prima fila c’è il MoVimento 5 Stelle. Dove sul tema ci sono molti mal di pancia. Ma c’è chi fa notare che per la revoca del Green pass a novembre o entro la fine dell’anno c’è bisogno di una quota di vaccinati che arrivi al 90%.

Sergio Abrignani, componente del Comitato Tecnico Scientifico, in un’intervista a Il Messaggero dice che l’obbligo del Green pass è «da mantenere per arrivare all’obiettivo del 90% dei vaccinati. I dati dicono che abbiamo avuto un incremento di vaccinazioni. Bisogna andare avanti con questo strumento». Per il professore se a fine dicembre potremo dire addio all’emergenza «lo stabiliranno da un lato i dati epidemiologici e dall’altro le decisioni politiche. Possiamo oggi guardare con ottimismo all’immediato futuro, ma per uscire dalla pandemia bisognerà vaccinare di più nei paesi in via di sviluppo. Credo ci vorranno due anni se non di più. Ma dipende dall’impegno dell’Occidente».

Il lunedì del certificato

Intanto, spiega Repubblica, ci sono ancora dubbi sul numero delle persone che richiederanno il test a partire da questa mattina. Per farsi un’idea si osservano i dati dei giorni scorsi. Il 14 sono stati fatti 506 mila tamponi, il 15 altri 472 mila e il 16 circa 381 mila (i dati sono comunicati dalla Protezione civile il giorno successivo alla rilevazione). In tutti i casi si tratta di numeri mai raggiunti, superiori dal 50 all’80% rispetto a quelli delle settimane precedenti. I numeri di ieri non sono ancora noti ma sicuramente saranno superiori alla media delle domeniche passate, che è stata intorno ai 270 mila test. Ieri a Torino nel quartiere di San Salvario è dovuta intervenire una pattuglia della polizia per controllare la lunga coda che si era creata davanti ad una farmacia. Il serpentone di persone, fino a un centinaio, ha creato qualche disagio anche alla viabilità.

«Stiamo lavorando senza sosta da stamattina – fanno sapere dall’esercizio commerciale – avevamo un certo numero di prenotazioni». Ma molti di più si sono presentati sapendo dell’accesso libero. Nel pomeriggio lunghe code davanti alle farmacie – fino a 400 persone in attesa – si sono viste anche a Bolzano. E ieri pomeriggio la Galleria dell’Accademia di Firenze è rimasta chiusa per mancanza di personale in seguito allo sciopero indetto contro l’obbligo del pass sui luoghi di lavoro.

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