Trieste e l’impennata di contagi. Il prefetto: «Rischio zona gialla alle porte, il vero limite alla libertà sarà questo»

Dopo cortei e presidi No Green pass, casi di positività e ricoveri continuano ad aumentare: «Manifestare è un diritto, ma si pensi a un modo alternativo»

«Il rischio di zona gialla è alle porte e sarà questo il vero limite della libertà di espressione». A dirlo è il prefetto di Trieste Valerio Valenti che, dopo le scorse giornate di cortei e presidi No Green pass, ora si mostra preoccupato per la situazione epidemiologica della città. I contagi da Covid-19 continuano a salire con reparti di area medica e rianimazione tornati sotto pressione. «Hanno sfilato per la città senza rispettare le misure sanitarie, cantando e urlando gomito a gomito, senza mascherina, trascorrendo molto tempo assieme», spiega meglio l’epidemiologo Fabio Barbone, a capo della task force anti Covid del Friuli Venezia Giulia, sottolineando come i posti letto dei reparti non intensivi dedicati alla cura del virus siano già pieni e come il 90% dei ricoverati sia rappresentato da non vaccinati. Il pericolo annunciato dal prefetto Valenti è quello di un passaggio ufficiale alla zona gialla e quindi al ritorno di misure anti Covid più severe.


Il capoluogo giuliano registra 256 positivi ogni 100 mila abitanti da venerdì 22 ottobre, il dato più alto d’Italia. Questo picco determina un’incidenza del Friuli Venezia-Giulia pari a 97/100.000, il valore più elevato dal 27 aprile e il secondo del Paese dopo la provincia di Bolzano. La città, con più di 7.000 mila persone scese in piazza solo nella serata di ieri, ora rischia di andare incontro a restrizioni provocate dall’aumento dei contagi. «Se si continua così, allora le manifestazioni si dovranno organizzare in altro modo» ha continuato Valenti, precisando: «Pur essendo d’accordo con chi evoca un possibile divieto alle manifestazioni perché veicolo di proliferazione della pandemia, che è un elemento oggettivo, dall’altra parte però da rappresentante dello Stato dico anche che esiste il diritto di manifestare, un diritto previsto dalla Costituzione. E non sarà quindi di certo un prefetto a dire se una manifestazione si fa o meno in base alla crescita o decrescita di una pandemia. Lo deve dire qualcun altro, ma le scene che abbiamo visto in piazza Unità e al porto sono l’evidenza del rischio di un propagarsi della pandemia».


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