5 euro in meno ogni mese e vietato il no al lavoro: così il governo cambia il reddito di cittadinanza

La stretta di Draghi sul reddito di cittadinanza: taglio del sussidio fino a 60 euro senza impiego. Sospensione totale se si dice no a due offerte di lavoro

Cinque euro in meno ogni trenta giorni dopo sei mesi senza impiego. E divieto di rifiuto del lavoro. Il governo Draghi vara la stretta sul reddito di cittadinanza nella legge di bilancio e le nuove regole diventano più rigide. La disattivazione della card arriverà dopo due no alle offerte di impiego. Ma, soprattutto, la somma versata alla famiglie che hanno al loro interno elementi in grado di cercare lavoro decrescerà con il tempo. Il Mattino spiega oggi che dopo sei mesi verrà ridotta di cinque euro ogni mese finché uno degli elementi del nucleo familiare non sottoscriverà un contratto di lavoro. Per un taglio totale che ammonterà a 60 euro, ovvero il 10% della prestazione totale. Così come attualmente accade (con una percentuale del 3%) per Naspi e Discoll, gli attuali sussidi di disoccupazione.


Controlli, tagli e sanzioni

Repubblica fa però sapere che la riduzione non si applica alle famiglie in cui tutti i componenti sono inoccupabili o finché c’è un componente che ha meno di tre anni oppure una disabilità grave oppure non è autosufficiente. In ogni caso, aggiunge il quotidiano, l’assegno non scenderà mai sotto i 300 euro al mese (per un single, da moltiplicare per la scala di equivalenza) e quelli da 300 euro non saranno toccati. Si sospende se il beneficiario inizia a lavorare. Ed eventualmente riprende quando perde il posto. Le ragioni di decadenza crescono: una sarà la mancata presentazione al Centro per l’Impiego quando convocato. Mentre al secondo rifiuto dell’offerta di lavoro si perde il sussidio. E cambiano anche i criteri per ritenere l’offerta congrua. Il lavoro adesso può essere anche a tempo determinato, fino a 80 chilometri da casa, part time, in somministrazione per almeno tre mesi e ovunque in Italia per i contratti stabili.


Poi c’è l’ipotesi di elaborare un reddito di cittadinanza precompilato. Come i 730. Mentre si amplia anche il range dei reati per cui la revoca del sussidio è automatica. Gli elenchi dei beneficiari saranno inviati al ministero della Giustizia per la verifica della presenza di condannati definitivi. Senza la dichiarazione di immediata disponibilità all’impiego la domanda sarà considerata incompleta e quindi respinta. Mentre i Comuni dovranno effettuare controlli anagrafici, di residenza e di soggiorno, preventivi e successivi entro 90 giorni dall’ok al sussidio. Se non lo fanno rischiano di finire sotto inchiesta per danno erariale. Con questi tagli il governo spera di risparmiare sullo stanziamento di nove miliardi in programma per il 2022 e di riportare il reddito ai 7 miliardi dell’esordio.

Il lavoro gratis per il Comune

C’è anche la questione del lavoro gratis per il Comune di residenza. A Roma l’amministrazione del VII Municipio ha stipulato accordi con associazioni e Onlus per impiegare i beneficiari del reddito di cittadinanza nella pulizia delle strade e della città. Ora, secondo le nuove regole, i comuni sono tenuti a impiegare almeno un terzo dei percettori del reddito di cittadinanza in lavori gratuiti. E loro dovranno prestare l’opera senza che questo comporti un rapporto di lavoro con il pubblico impiego. Ieri il presidente del Consiglio Mario Draghi ha spiegato il senso delle modifiche: «Il reddito di cittadinanza deve essere esente da abusi e dall’altro lato non deve essere di intralcio al buon funzionamento del mercato lavoro, servono controlli diversi e dettagliati, controlli molto più» precisi, che saranno ex ante».

«Fino all’ultimo minuto del Consiglio abbiamo fatto una riflessione per arrivare a un sistema di controlli che assicuri anche l’obiettivo che per gli occupabili non sia un ostacolo all’accettazione della proposta lavoro, a differenza che in precedenza», ha continuato. «Perciò abbiamo graduato la perdita del reddito quando si accetta l’offerta. Il problema è come controllare prima che arrivi il décalage, su questo stiamo ragionando. Il sistema precedente non ha funzionato, ma lo spirito va mantenuto, è diverso da un sussidio di disoccupazione che io condivido, sta allo Stato controllare».

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