No Green pass vestiti da deportati, l’infermiera promotrice del corteo rischia la denuncia. L’ospedale: «Scene abominevoli»

Lei si difende: «Non volevamo accostarci agli ebrei, ma in generale ai deportati. Perché noi siamo una minoranza: ci definiscono terrapiattisti, No vax, fascisti. Tutte storture»

«È un fraintendimento. Concentramento nel senso di concentrazione: noi ci siamo concentrati in uno spazio, per manifestare il nostro dissenso». Parla Giusy Pace, una delle organizzatrici del corteo No Green pass di Novara con pettorine a strisce verticali bianche e grigie e numeri di identificazione attaccati. Alcuni erano aggrappati a una corda con nodi che ricordava il filo spinato. Pace – che adesso rischia una denuncia dall’ospedale in cui lavora come infermiera – spiega oggi in un’intervista a Repubblica cosa volevano significare quei simboli: «Non volevamo accostarci agli ebrei, ma in generale ai deportati. Perché noi siamo una minoranza: ci definiscono terrapiattisti, No vax, fascisti. Tutte storture». E ancora: «Non volevamo paragonarci ad Auschwitz, se avessi voluto scegliere un campo avrei scelto Dachau in cui c’erano i politici, tutte le minoranze» E il filo spinato? «È una protezione. Si mette per proteggere. Per noi aveva quel significato».


Sospesa dal sindacato

L’organizzatrice della manifestazione, in quanto infermiera, ha ricevuto l’immunizzazione contro Covid-19. Ieri, 31 ottobre, è stata sospesa dal suo sindacato, FSI-Uae: il segretario generale, Adamo Bonazzi, dopo aver verificato che era la principale promotrice della manifestazione, l’ha sospesa e le ha revocato tutte le cariche. «Come Fsi-Usae diciamo subito che prendiamo le distanze da questi comportamenti che non possono essere in alcun modo giustificati indipendentemente dalle ragioni che vi stanno alla base», ha detto Bonazzi. «La federazione si è espressa con chiarezza sulla questione vaccinale ribadendo la propria linea a governo e parlamento con atti ufficiali; a nessuno dei dirigenti che la rappresenta Fsi-Usae può consentire, né ora né mai, di gettare nel cestino la linea politico-sindacale della federazione e agire a titolo personale nel mentre si fregia degli incarichi del sindacato».


L’azienda ospedaliera di Novara vuole denunciarla

Oggi, invece, arriva la notizia secondo cui l’azienda ospedaliera di Novara, in cui lavora la promotrice della protesta, potrebbe persino denunciarla: «Nel comportamento della nostra dipendente, tra l’altro stigmatizzato anche dal suo sindacato di riferimento rileviamo un grave danno d’immagine nei confronti dell’Aou. Valuteremo nei prossimi giorni se e quali provvedimenti adottare», ha detto Gianfranco Zulian, direttore generale dell’azienda ospedaliero-universitaria Maggiore della Carità di Novara. «Pur rispettando il diritto di chiunque di manifestare – ha concluso Zulian – non possiamo non rilevare i contenuti vergognosi e indegni di una società civile quale la nostra. Paragonare le norme sul Green pass ai campi di sterminio è un abominio che dimostra anche l’assoluta mancanza di conoscenza di quel terribile periodo storico».

Foto in copertina da Sdnovarese

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