L’immunologo Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Irccs Istituto clinico Humanitas e presidente della Fondazione Humanitas per la Ricerca, spiega oggi in un’intervista al Corriere della Sera perché la terza dose di vaccino va fatta: «C’è il “rischio del non fare” che è peggio del “fare”. Sì, la terza dose va somministrata, alla luce di quanto ci suggeriscono i dati scientifici. E comunque ci sono almeno tre buoni motivi: proteggere me stesso, i miei cari e le persone con cui vengo in contatto soprattutto se sono un sanitario». Il professore parla anche del calo di protezione del vaccino contro il Coronavirus: «La produzione di anticorpi è una strategia del sistema immunitario per difendersi contro i virus, ma non è la sola. Ci sono anche certi globuli bianchi (i linfociti T) che entrano in campo nel combattere il virus. È un tema tutto da studiare. Al momento non esiste un correlato, cioè un test (per esempio il dosaggio degli anticorpi, ndr) per dire se un singolo individuo è protetto oppure no». E spiega che «gli effetti collaterali sono un “sintomo” dell’efficacia del vaccino. Succede perché il vaccino stimola la prima linea di difesa immunologica aspecifica dell’organismo, nei confronti dell’estraneo (virus o batterio che sia, ndr), che prevede la produzione di sostanze pro- infiammatorie, capaci di arginarlo (la seconda linea, più specifica, prevede la produzione di anticorpi e di linfociti T, indirizzati contro un particolare agente, ndr). Sono queste sostanze pro- infiammatorie che provocano questi disturbi».
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