Superbonus 110%, scattano i controlli preventivi su case e condomini: cosa prevede il nuovo decreto

Sotto la lente lo sconto in fattura e la cessione del credito. L’ipotesi di modifica del tetto Isee per accedere all’incentivo

Controlli preventivi su case e condomini che usano il Superbonus. Il governo Draghi ha convocato una cabina di regia per mezzogiorno e un consiglio dei ministri nel pomeriggio per un nuovo decreto con le norme anti-truffa sul Superbonus 110% sulle spese sostenute per lavori di ristrutturazione di edifici esistenti o interventi per migliorare l’efficienza energetica. L’Agenzia delle Entrate nei giorni scorsi aveva fatto sapere che 800 milioni di crediti inesistenti o «caratterizzati da evidenti elementi di frode», come ha detto a Il Sole 24 Ore il direttore Ernesto Maria Ruffini. Sotto la lente del fisco lo sconto in fattura e la cessione del credito.


Il tetto Isee da rimuovere

Ma sul tavolo della maggioranza che sostiene il governo Draghi c’è anche un altro punto, ovvero la proroga dell’incentivo per le abitazioni unifamiliari attualmente vincolata al tetto Isee da 25 mila euro. L’idea è quella di cancellare il limite legato all’indicatore patrimoniale per sostituirlo con uno temporale: ovvero per beneficiare del bonus sarà necessario:


  • aver presentato la comunicazione di inizio lavori (Cila) entro il primo marzo;
  • aver raggiunto lo stato di avanzamento lavori del 60% (altre fonti parlano del 30%) entro giugno.

Altre ipotesi di modifica propongono di eliminare la data del 30 settembre 2021 come termine per la comunicazione dell’inizio dei lavori agli uffici comunali. L’eliminazione completa del tetto Isee è stata giudicata insostenibile finanziariamente dai tecnici del Tesoro. In compenso si è ragionato anche attorno all’ipotesi di portare il tetto a 40 mila euro.

Sconto in fattura e cessione del credito

Intanto la priorità è il decreto. Il Sole 24 ore fa sapere che i tecnici del ministero dell’Economia sono al lavoro su norme che consentano di incrociare i dati delle fatture con i flussi bancari degli emittenti. Questo permetterebbe di fermare alla radice il problema evidenziato dall’AdE, stoppando così chi sta palesemente tentando di aggirare le regole. Un’altra ipotesi di lavoro è quella di limitare la possibilità di utilizzare lo sconto in fattura e la cessione del credito agli operatori qualificati. Questa decisione è caldeggiata dai costruttori edilizi: l’Ance ha segnalato che negli ultimi mesi «si sono iscritte alle Camere di commercio 6mila nuove imprese» utilizzando i codici Ateco dei costruttori. Secondo l’associazione edilizia intorno a questo numero potrebbe trovarsi una quota di personaggi più interessati agli incentivi che ai lavori.

Per questo, sottolinea l’Ance, «occorrono prezzari di riferimento per tutti gli incentivi, come già accade per il superbonus. E gli interventi devono essere eseguiti da imprese qualificate». Ruffini ha spiegato che il Superbonus ha determinato un giro d’affari di 6,5 miliardi riguardanti sconti in fattura e cessioni del credito. «Con le analisi effettuate dall’Agenzia abbiamo intercettato numerose cessioni di crediti inesistenti. Soprattutto riferiti a interventi edilizi non effettuati. In altri casi abbiamo rilevato la cessione di crediti inesistenti riferiti a lavori fittiziamente realizzati. Addirittura in favore di persone inconsapevoli, che si sono ritrovate nel loro cassetto fiscale fatture relative a opere mai eseguite», ha detto il direttore dell’AdE.

Chi controlla e cosa rischia chi prova a truffare

Attualmente i controlli sono demandati in prima istanza allo Sportello Unico per l’Edilizia (Sue), che verifica la mancata presentazione della comunicazione di inizio lavori (Cila), gli attestati necessari a confermare che l’immobile oggetto dei lavori è in regola e quelli sugli interventi da effettuare. L’Enea invece si occupa della verifica dei «dati relativi alle riqualificazioni energetiche del patrimonio edilizio esistente (incentivi del 50%, 65%, 70%, 75%, 80% , 85%) e i dati per il “bonus facciate” (incentivi del 90%)». L’ente verifica anche gli interventi di risparmio energetico e di utilizzo di fonti rinnovabili. Le sanzioni prevedono, oltre alla decadenza dell’incentivo, multe da 2 mila a 15 mila euro per attestazione infedele.

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