«Rudy Guede perché non dice quello che sa? Non fa altro che scimmiottare ciò che c’è scritto nelle sentenze. Questa è una presa in giro, solo menzogne». A parlare a Open è Raffaele Sollecito, commentando la scarcerazione del 34enne Rudy Guede, originario della Costa d’Avorio, l’unico condannato per l’omicidio – verificatosi a Perugia l’1 novembre 2007 – della studentessa inglese Meredith Kercher, arrivata in Italia per l’Erasmus e ritrovata morta nella sua camera da letto. «Continua a scaricare queste responsabilità su altri non dicendo quello che sa davvero e non avendo alcun rispetto della vittima. Non prova alcun rimorso», continua. Guede, infatti, da qualche giorno è un uomo libero: ha scontato la sua pena in carcere per omicidio in concorso. È stato scarcerato dopo 13 anni. Guede, che si è anche lasciato intervistare dalla giornalista e conduttrice Franca Leosini su Rai 3, ha scelto il rito abbreviato ed è stato condannato a 16 anni di galera.
«Quattro anni in carcere, sono in causa contro lo Stato»
Raffaele Sollecito e Amanda Knox (all’epoca dei fatti la sua ragazza), invece, sono stati assolti in via definitiva dalla Cassazione dopo un iter lungo e complesso, tra assoluzioni e condanne, cominciato nel 2007 e terminato nel 2015. Un processo mediatico internazionale pieno di colpi di scena. Nel mezzo indagini che «hanno fatto più male a me e ad Amanda Knox che a Rudy», tuona Sollecito. «A lui non ho davvero niente da dire. Non ero lì, so solo che Guede non ha fatto niente per arrivare alla verità. All’inizio, tra l’altro, parlando con un suo amico, aveva detto che Amanda non c’entrasse assolutamente nulla», aggiunge. E, invece, nell’ultima intervista il 34enne è tornato a puntare il dito contro Knox.
Di recente, infatti, Rudy Guede ha detto: «Il tribunale mi ha condannato per complicità nell’omicidio perché c’era lì il mio DNA, ma i documenti dicono che vi erano altre persone e che non sono stato io a infliggere le ferite fatali […] Io so la verità e anche Amanda Knox la conosce». Intanto Sollecito, che ha scontato quattro anni di carcere per l’omicidio Meredith Kercher e che oggi fa l’ingegnere informatico a Milano, spiega di non essere mai stato risarcito per l’ingiusta detenzione: «Ora sono in causa contro lo Stato sia per i quattro anni da innocente in galera, sia per la responsabilità civile dei magistrati».
Foto in copertina di repertorio: ANSA/ANGELO CARCONI
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