Omicidio Meredith, 12 anni dopo. Sollecito: «Cicatrice che non va più via» – L’intervista

«A quella sera ci penso ancora, per 8 anni sono passato per uno spietato killer. Con Amanda Knox? Ogni tanto ci sentiamo»

Sono passati 12 anni dalla sera in cui Meredith Kercher venne assassinata nella villetta in cui viveva a Perugia. Era l’1 novembre del 2007. Una studentessa inglese, arrivata in Italia per il progetto Erasmus, venne ritrovata priva di vita nella sua camera da letto. Per questo delitto è stato condannato, in via definitiva e con rito abbreviato, il cittadino ivoriano Rudy Guede mentre Raffaele Sollecito e Amanda Knox – dopo un iter giudiziario lungo e travagliato cominciato nel 2007 e terminato nel 2015 – sono stati assolti dalla Cassazione. Un caso che ha avuto una grande risonanza mediatica non solo in Italia ma anche all’estero. Un processo mediatico internazionale. «A quella sera ci penso ancora. Ci sono cicatrici che non andranno mai più via, per 8 anni sono passato per uno spietato killer – ha dichiarato Raffaele Sollecito a Open -. Ho perso 8 anni della mia vita di cui 4 passati nel carcere di massima sicurezza (6 mesi in isolamento) in cui sono stato male, ho avuto attacchi di panico e problemi cognitivi. In carcere non è stato facile, per me era un ambiente difficile e pericoloso: ho visto detenuti accoltellarsi per una crostatina, unico dolce a cui potevano aspirare in quel posto».


Foto di Pietro Crocchioni per Ansa

«Meredith, che io ho conosciuto poco, è una vittima come noi. Mi dispiace tanto per la sua famiglia, che ha perso una figlia così a 20 anni. Mi dispiace soltanto che abbiano creduto alla Procura e non abbiano mai voluto parlare con me, mi sarebbe piaciuto avere un dialogo con loro». Ora Raffaele Sollecito sta provando a voltare pagina anche se ammette che non è stato per niente facile: «Mi sono reintegrato nella società, non di certo grazie allo Stato italiano, ma solo grazie alla mia famiglia. Adesso sono un ingegnere informatico nonostante le difficoltà incontrate, ad esempio, in Francia dove, appena hanno saputo della mia storia, mi hanno cacciato via, hanno preferito non proseguire il rapporto di lavoro».


Foto di Pietro Crocchioni per Ansa

Raffaele Sollecito ricorda a Open di non aver mai ricevuto il risarcimento per ingiusta detenzione dallo Stato italiano. Il motivo? «Ho deviato le indagini, dicono. Ma sapete qual è la cosa più assurda? Che abbia deciso la stessa Corte d’appello che mi ha condannato. Mi sembra davvero una stupidaggine, come avrebbe mai potuto riconoscermi un risarcimento?».

Foto di Pietro Crocchioni per Ansa

E con Amanda Knox (che poco tempo fa è stata ospite al Festival della Giustizia di Modena)? «La sento ogni tanto, in amicizia, per me lei è un’amica lontana, ma non ci siamo più visti, nemmeno quando è venuta in Italia».

Foto in copertina: Alessandro Di Meo per Ansa

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