Zaki e i rischi del ritorno sui social, l’appello di Amnesty: «Segnalate i profili falsi: i suoi guai sono cominciati da account non suo»

Il ricercatore dell’Università di Bologna ha due account ufficiali e verificati dagli attivisti, uno su Twitter e l’altro su Facebook

«Qualcuno ha tempo da perdere e male da fare e forse ignora (o sa benissimo?) che i guai giudiziari di Patrick Zaki sono iniziati con l’accusa di aver scritto post su un profilo social che non era il suo». A scriverlo è Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, richiedendo agli utenti di segnalare il falso account Instagram @patrickzaki_official, perché non appartiene né è gestito dal giovane ricercatore dell’Università di Bologna, scarcerato lo scorso 8 dicembre dopo 22 mesi di prigione in Egitto con l’accusa di aver diffuso sui social notizie false, di aver incitato alla protesta e istigato alla violenza e a crimini terroristici mediante le piattaforme social. Gli unici profili ufficiali di Patrick Zaki, così come confermato dalla rete di attivisti “Patrick Libero” sono due: uno su Twitter (@patrickzaki1) e l’altro su Facebook (Patrick Zaki).


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