Manovra, pronto l’emendamento sulle delocalizzazioni: doppia sanzione se manca un piano per gli esuberi

Le aziende che non raggiungono l’accordo con le parti interessate dovranno pagare il finanziamento della Naspi con un incremento pari a due volte

Intesa nel governo sulla bozza di emendamento sulle delocalizzazioni che finirà nella legge di Bilancio 2022. Nonostante le resistenze del mondo imprenditoriale e le tensioni all’interno della maggioranza sul punto, l’esecutivo ha deciso di inasprire le sanzioni per le aziende che spostano la produzione fuori dall’Italia. Una sorta di paracadute per limitare i danni e far desistere le società che non seguono un percorso condiviso per la dismissione delle proprie attività nel Paese: un tema particolarmente caro alla delegazione M5s. Nel testo della bozza si legge che un datore di lavoro «inadempiente» rispetto al piano di salvataggio concordato prima della chiusura di «una sede, uno stabilimento, una filiale, un ufficio o un reparto autonomo situato sul territorio nazionale» è tenuto a pagare il contributo previsto dalla legge sui licenziamenti incrementato di due volte.


Se invece non c’è nessuna inadempienza ma l’accordo con governo e sindacati sul possibile salvataggio sfuma e ciò comporta degli esuberi, il contributo che l’azienda deve dare per finanziare la Naspi si moltiplica per 1,5 volte. L’emendamento, frutto di una lunga negoziazione portata avanti dal ministro del Lavoro Andrea Orlando e dalla viceministra allo Sviluppo economico Alessandra Todde – con delega alle crisi aziendali -, assieme allo stesso ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, punta a «garantire la salvaguardia del tessuto occupazionale e produttivo», e riguarda le imprese che hanno sul proprio libro paga almeno 250 dipendenti. Le sanzioni si applicano se il licenziamento coinvolge un numero di lavoratori superiore a 50. In questo caso, gli imprenditori sono tenuti a dare «comunicazione per iscritto dell’intenzione di procedere alla chiusura» con minimo 90 giorni di preavviso.


L’emendamento sul caro bollette

Mentre fonti del Movimento 5 stelle parlano di «apprezzamento ed entusiasmo» per l’accordo raggiunto, definito «una vittoria» della viceministra allo Sviluppo economico, è più tiepido il commento del titolare del dicastero, il leghista Giancarlo Giorgetti che definisce l’intesa «una soluzione ragionevole: non penalizza le imprese e tutela i lavoratori». Il testo definitivo sarà presentato nel pomeriggio del 17 settembre. In mattinata, invece, sono stati approvati altri emendamenti alla manovra, tra cui quello relativo al contrasto del costo dell’energia. Le famiglie potranno dilazionare le bollette di luce e gas che arriveranno da gennaio ad aprile 2022 in 10 rate: in caso di inadempienza dei clienti domestici, le imprese che erogano i servizi energentici dovranno offrire un piano di rateizzazione senza interessi.

L’emendamento prevede inoltre lo stanziamento di 1,8 miliardi per stralciare le aliquote degli oneri generali del sistema elettico per famiglie e pmi che godono di una fornitura fino a 16,5 KW. Inoltre, l’Iva sul gas sia per usi civili che industriali, sarà ribassata al 5%. Infine, per ammortizzare l’aumento del costo delle bollette che interessano famiglie particolarmente svantaggiate e utenti che versano in condizioni di salute gravi, l’esecutivo ha stabilito un tetto di spesa fino a 912 milioni di euro. Per finanziare la serie di misure di contrasto all’innalzamento del costo dell’energia, il governo ha incrementato le risorse della Manovra fino a 3,8 miliardi di euro: ai 2 miliardi già previsti sono stati aggiunti altri 1,8 miliardi.

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