Assalto alla Cgil, niente domiciliari per Fiore, Castellino e Lubrano: «Rischio di reiterazione» – Le carte

Secondo la gip, gli indagati si sono resi autori «di delitti estremamente gravi» e sono stati protagonisti «di un’azione di deliberato attacco alle istituzioni»

Niente da fare per gli avvocati Carlo Taormina, Alessandro D’Aloisi e Nicolo Trisciuoglio, difensori di Giuliano Castellino, Salvatore Lubrano e Roberto Fiore nell’inchiesta per l’assalto alla Cgil. La richiesta di sostituzione della misura cautelare del carcere con gli arresti domiciliari è stata respinta dalla giudice per le indagini preliminari Annalisa Marzano. Secondo la magistrata, «la corposa istanza difensiva» non muta il quadro indiziario degli indagati, «resisi autori di delitti estremamente gravi e protagonisti di un’azione di deliberato attacco alle istituzioni, colpendo per l’appunto la sede della Cgil». Al difensore di Castellino, nello specifico, che ha fatto notare l’assenza del suo assistito al momento dell’assalto, la giudice ha chiarito: «Le argomentazioni difensive non intaccano le accuse mosse agli indagati, cristallizzate invece in numerosi contributi video raccolti nel corso delle indagini». Ai legali, che chiedevano il cambio della misura cautelare anche in virtù della «lieve entità dei danni arrecati» alla sede della Cgil, la magistrata ha risposto: «Si deve ancora una volta rimarcare l’adeguatezza – della custodia in carcere, poiché – unico presidio idoneo a salvaguardare le esigenze di contenimento e controllo del pericolo concreto, attuale, e particolarmente allarmante di reiterazione di condotte altrettanto offensive». Il domicilio coatto che richiedono i difensori, invece, è dalla magistrata «ritenuto inidoneo allo scopo perché sguarnito degli strumenti di sorveglianza capaci di recidere i contatti degli indagati con l’esterno».


OPEN | Estratto del dispositivo con il quale la giudice Annalisa Marzano ha rigettato le richieste di domiciliari

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