No! Non è vero che secondo il Regno Unito «i vaccinati rischiano di essere immunodepressi»

Un articolo rispolvera una vecchia bufala diffusa all’estero nei mesi scorsi

«Allarme dal Regno Unito: i vaccinati rischiano di essere immunodepressi» titola un articolo pubblicato da La Verità a firma del medico No vax Silvana De Mari. Pubblicato a pagina 11 nell’edizione cartacea del 29 dicembre 2021, è stato condiviso via Facebook attraverso diversi screenshot riportandone alcune parti salienti. Si tratta, però, di una vecchia bufala diffusa all’estero nei mesi scorsi, già trattata da alcuni colleghi, “sorella” di quella di cui abbiamo parlato in un precedente articolo sul fantomatico Vaids (una sorta di “Aids causata dal vaccino”).

Per chi ha fretta

  • La narrativa del rapporto Uk e il rischio di immunodepressione nasce da un articolo di un sito in lingua inglese pubblicato il 15 ottobre 2021.
  • Gli articoli pubblicati sia in lingua inglese, come quelli tradotti in lingua italiana, non dimostrano in alcun modo l’esistenza di una fantomatica sindrome nota come Vaids.
  • L’articolo de La Verità cita soltanto uno dei test anticorpali riportati nel documento britannico, escludendo tutto il restante contesto e le conclusioni.
  • La fonte de La Verità, il rapporto 42 della sorveglianza britannica, non evidenzia un rischio di immunodepressione.

Analisi

Ecco uno dei post Facebook dove viene condiviso lo screenshot dell’articolo con il seguente commento: «Allarme dal Regno Unito: i vaccinati rischiano di essere immunodepressi. L’ Agenzia per la sicurezza Sanitaria ipotizza che, dopo la seconda dose, la capacità di resistere al virus sia compromessa. Mentre la diffusione di una variante a bassissima letalità può risolvere la pandemia».

Per arrivare al tema citato nel titolo dell’articolo bisogna leggere in fondo, verso il finale:

Nel «Rapporto sulla sorveglianza del vaccino Covid-19» della settimana 42, l’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito ha ammesso a pagina 23 che «i livelli di anticorpi N sembrano essere più bassi nelle persone che acquisiscono l’infezione dopo due dosi di vaccinazione» e che si tratta di un fenomeno permanente. Il rapporto mostra che gli adulti vaccinati verrebbero ora infettati a tassi molto più alti dei non vaccinati, confermando i dati statistici di tutte le nazioni molto vaccinate. Il vaccino potrebbe dunque interferire con la capacità innata di produrre anticorpi rendendole molto più vulnerabili alle variazioni della Spike, mentre i non vaccinati svilupperebbero più immunità permanente. Alla prima infezione. Lo trovate a pagina 24 di questo link: shorturl.at/vwyFO

Il link riportato risulta non funzionante, ma riusciamo ugualmente a risalire alla fonte.

Circolava a ottobre 2021

Il sito The Expose, attraverso un articolo datato 30 ottobre 2021 e intitolato «UK Government reports suggest the Fully Vaccinated are rapidly developing Acquired Immunodeficiency Syndrome, and the Immune System decline has now begun in Children», nel quale si parla della presunta immunodepressione da vaccino. Non è però la fonte primaria.

Gli screenshot dell’articolo de La Verità pubblicati su Facebook.

Un articolo del sito Eventiavversinews.it titola in questo modo: «INDAGINE – Rapporti ufficiali del governo inglese. I completamente vaccinati svilupperanno la sindrome da immunodeficienza acquisita entro la fine dell’anno?». La data di pubblicazione risale al 23 ottobre 2021 e cita, linkandolo, il documento che Silvana De Mari riporta nel suo articolo del 29 dicembre 2021.

Qualche giorno prima, il 17 ottobre 2021, la stessa “notizia” veniva riportata in un blog chiamato Voci dalla Strada.

La fonte primaria di tutti questi siti pare essere il sito Beforeitsnews.com e l’articolo pubblicato il 15 ottobre 2021 dal titolo «A comparison of official Government reports suggest the Fully Vaccinated are developing Acquired Immunodeficiency Syndrome much faster than anticipated». La struttura degli articoli è praticamente simile.

Le avvertenze delle fonti ufficiali inglesi

I colleghi di Healthfeedback avevano trattato l’argomento in un fact-checking del 5 novembre 2021. Un primo elemento che viene evidenziato è l’avvertenza del rapporto della settimana 42 (a pagina 12) citato nell’articolo di Silvana De Mari su La Verità e da tutti gli altri siti prima di loro:

These data should be considered in the context of vaccination status of the population groups shown in the rest of this report. The vaccination status of cases, inpatients and deaths is not the most appropriate method to assess vaccine effectiveness and there is a high risk of misinterpretation. Vaccine effectiveness has been formally estimated from a number of different sources and is described earlier in this report […]

The case rates in the vaccinated and unvaccinated populations are crude rates that do not take into account underlying statistical biases in the data. There are likely to be systematic differences in who chooses to be tested and the COVID risk of people who are vaccinated.

These biases become more evident as more people are vaccinated and the differences between the vaccinated and unvaccinated population become systematically different in ways that are not accounted for without undertaken formal analysis of vaccine effectiveness as is made clear.

In pratica, lo stesso documento avverte che tenere conto dello stato vaccinale dei casi in esame non è il metodo appropriato per valutare l’efficacia dei vaccini.

Il capitolo citato da La Verità

Il documento, nelle pagine 23 e 24 citate nell’articolo si Silvana De Mari, non lancia alcun «allarme» e non afferma in alcun modo che vi possa essere il rischio di essere immunodepressi. Entrambe le pagine fanno parte del capitolo intitolato «Vaccine impact on proportion of population with antibodies to COVID-19», il quale tiene conto dei test Roche nucleoprotein (N) e Roche spike (S) che servono a rilevare due tipi diversi di anticorpi: il primo (Roche N) quelli post-infezione, il secondo (Roche S) sia quelli post-infezione che quelli indotti dal vaccino. Tutto viene spiegato a pagina 19.

L’articolo de La Verità fa riferimento solo a uno dei due test: «i livelli di anticorpi N sembrano essere più bassi nelle persone che acquisiscono l’infezione dopo due dosi di vaccinazione». Non solo, a pagina 24, citata da La Verità, leggiamo quanto segue (il grassetto è nostro):

Comparing Figure 6 with Figure 7, the overall higher profile of antibody levels in those who have experienced past infection is evident; both vaccination post infection and breakthrough infection following vaccination are expected to boost existing antibody levels. Researchers across the globe are working to better understand what antibody levels mean in terms of protection against COVID-19. Current thinking is that there is no threshold antibody level that offers complete protection against infection, but instead that higher antibody levels are likely to be associated with lower probability of infection.

Insomma, il documento afferma che ci si aspetta che il vaccino e l’infezione (pre o post vaccinazione) aumentino gli anticorpi esistenti, ma mettendo comunque le mani avanti su un fatto: al momento non si conosce un livello soglia di anticorpi che permetta una protezione completa contro l’infezione.

Conclusioni

Il documento citato da Silvana De Mari nell’articolo de La Verità, così come i precedenti articoli diffusi in lingua italiana e che riprendono un sito di lingua inglese pubblicato il 15 ottobre 2021, non dimostrano in alcun modo la teoria del rischio di immunodepressione derivante dai vaccini anti Covid-19.

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