Caso Cucchi, chiesto un risarcimento di 2 milioni. L’avvocato Anselmo: «Siamo stati carne da macello per chi voleva depistare»

«Non ce la facciamo più – ha affermato Fabio Anselmo -. Siamo stati carne da macello per queste persone, ma noi siamo essere umani»

Chiudendo il suo intervento nel processo a carico degli otto carabinieri coinvolti nel caso Cucchi, il legale Fabio Anselmo ha comunicato le cifre della richiesta di risarcimento: due milioni di euro, con una provvisionale di 750 mila euro a carico degli uomini delle forze dell’ordine accusati di depistaggi sulle indagini. «Non ce la facciamo più – ha affermato Fabio Anselmo -. Siamo stati carne da macello per queste persone, ma noi siamo essere umani: è stato fatto di tutto per nascondere responsabilità gravi». Sono passati più di 12 anni dalla morte del 30enne romano. Ricostruire cosa è successo a Cucchi dopo essere stato fermato dai carabinieri non è stato semplice: «I depistaggi sono stati finalizzati, fin dal primo momento, ad allontanare qualsivoglia responsabilità delle istituzioni dello Stato sulla sua morte, quando Stefano era proprio nelle mani dello Stato. Depistaggi che hanno come principale motore e “anima nera” nel generale Alessandro Casarsa», ha aggiunto il legale.


«Fa venire i brividi ascoltare Stefano: esce da quell’udienza per andare a morire. Cucchi era un ragazzo perfettamente sano, faceva palestra, era magro esattamente come sua sorella e nessuno rivedendo le sue foto direbbe che è una tossicodipendente – ha aggiunto Anselmo -. L’esame di Casarsa è la confessione di chi sente al di sopra di tutto e di tutti, di chi mostra un amore viscerale per la carriera. È l’uomo operativo: si è tentato di farci credere che nessuno sapeva nulla, che le notizie venivano apprese dalla stampa. La cosa che più mi ha stupito in questo processo è che si è negata l’evidenza, la logica, fino alla fine».


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