Bianchi: «Il disastro annunciato sul rientro a scuola non c’è stato». Ma ora il problema è su come far tornare in classe i guariti

Lo stesso ministro ammette la necessità di un sistema più agile per certificare la negatività per gli studenti. Un’ipotesi potrebbe essere quella di coinvolgere i pediatri

Far rientrare dalla quarantena gli studenti contagiati e poi guariti da Covid-19 in un modo più semplice. Questa l’intenzione espressa dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi in diretta su Radio24 per le prossime settimane. Sul tavolo del governo sarebbe dunque in corso una riflessione: «L’obiettivo è quello di semplificare. Tra le ipotesi c’è quella di una certificazione di fine malattia rilasciata dai pediatri», spiega Bianchi, annunciando un possibile iter già presente, in fin dei conti, per tutte le altre malattie contratte da bambini e ragazzi. Forse niente più referto del tampone negativo di fine quarantena quindi. «Al di là della formula con cui si rientra è importante che il rientro ci sia stato e che si è affermato il principio che la scuola è in presenza, ed è un diritto» . Tiene a ribadire il ministro Bianchi, nelle ultime settimane al centro di una bufera sulla scarsa garanzia di sicurezza del rientro in aula.


Nonostante le proteste dei presidi e i timori delle famiglie, il governo ha tirato dritto, e ora Bianchi fa i primi bilanci. «Il famoso disastro che ci doveva essere con la riapertura della scuola dopo la pausa di Natale non c’è stato. Ci sono stati disagi differenziati zona per zona, ma la scuola ha riaperto e si è affermata la convinzione che la scuola è un elemento fondante». Il messaggio è anche rivolto agli stessi dirigenti scolastici: «Voglio dire che hanno lavorato bene». Nel frattempo il 21% del totale dei bambini e ragazzi dai 5 agli 11 anni ha ricevuto la prima dose di vaccino anti Covid. Con la variante Omicron ormai dominante e senza sconti d’età, la sfida rimarrà quella di riuscire a registrare nel futuro prossimo il minor numero di classi in Dad.


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