Scuola, Bianchi tiene il punto: «Nessuna chiusura: ma la Dad non è il demonio». Torna l’ipotesi dei vaccini negli istituti

Sulla possibilità di allestire dei punti vaccinali nelle scuole, il ministro fa sapere che la cosa non è del tutto «impensabile»

Scuola in presenza, e nessuna chiusura. Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi conferma la linea già ribadita ieri 10 gennaio dal premier Mario Draghi, nonostante le pressioni mai davvero calate da parte dei governatori e di diversi dirigenti scolastici, che vorrebbero il ricorso dalla Didattica a distanza in questa fase di ripresa dei contagi di Coronavirus. «Abbiamo fatto una scelta di unità del Paese che è il principio per cui la scuola deve essere l’ultima a chiudere. Abbiamo avuto il massimo dei contagi con la scuola chiusa e avere la scuola chiusa con i ragazzi che hanno altri contatti non sarebbe spiegabile», ha detto nel corso di un’intervista oggi, 11 gennaio, al Forum de La Stampa. «Finora non è stato perso un giorno di scuola, ma se dovesse essere necessario ne possiamo ragionare con le regioni», ha poi aggiunto.


E anche se la linea di marcia è la scuola in presenza, «la formazione a distanza non è il demonio, è uno strumento che può essere utilizzato in maniera specifica e per un tempo specifico. Può darsi che vi sia un aumento di necessità di ricorso alla formazione a distanza però all’interno delle regole della Dad, non come un provvedimento generalizzato senza giustificazioni», ha sottolineato il ministro. Ad ogni modo gli istituti devono essere aperti, «non è immaginabile che si tenga la scuola chiusa e tutto il resto aperto». Infine, sulla possibilità di allestire dei punti vaccinali – degli hub – nelle scuole, per spingere sulle somministrazioni ai ragazzi, Bianchi fa sapere che la cosa non è del tutto «impensabile». «In Puglia sono stati fatti. Il settore Commissariale sta lavorando. Occorre distinguere la situazione dei ragazzi tra i 12 e i 19 anni dove si tratta di completare i cicli vaccinali, e quella dei bimbi più piccoli dove stiamo ragionando di portare il più vicino possibile» le strutture per la vaccinazione «sulla base dell’esperienza pugliese».


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