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Clima, Cingolani non convince gli attivisti: «Ci ha detto di chiedere a Draghi». Continua lo sciopero della fame – Il video

16 Febbraio 2022 - 15:33 Redazione
«Il ministro ha detto che non spetta a lui decidere. Come al solito ha fatto lo scaricabarile», hanno commentato dal movimento Ultima Generazione al termine dell'incontro

Incontro insoddisfacente, almeno secondo gli attivisti, tra Roberto Cingolani e i movimenti ambientalisti di Extinction Rebellion e Ultima Generazione. Da tempo gli attivisti chiedevano al ministro della Transizione ecologica di essere ascoltati. Alcuni di loro avevano iniziato l’8 febbraio uno sciopero della fame in attesa di essere ricevuti. La realtà dei fatti, però, ha deluso le aspettative. In un video diffuso sulla pagina Twitter di Ultima Generazione, Laura – attivista di 27 anni finita in ospedale al sesto giorno di sciopero della fame – ha parlato così del meeting tenutosi alle 13:30 di oggi, 16 febbraio: «Roberto (Cingolani, ndr) ha detto che non spetta a lui decidere, perché lui è sottoposto di Draghi. Come al solito ha fatto lo scaricabarile». Gli attivisti tornano quindi a chiedere un incontro pubblico anche con gli altri ministri del governo, e dicono che continueranno lo sciopero della fame «finché non lo otterranno». Nei giorni scorsi alcuni ragazzi di Ultima Generazione, in sit-in davanti al Mite, erano stati identificati dalle forze dell’ordine e portati in caserma dai carabinieri.

Le condizioni dell’incontro di oggi

ANSA/MASSIMO PERCOSSI

Cingolani ha accettato di ricevere i rappresentanti dei movimenti solo dopo che questi ultimi gli hanno fatto arrivare le loro scuse. All’inizio di febbraio, alcuni attivisti si erano introdotti nella sede del Mite e avevano lasciato scritte con vernice su alcune delle pareti esterne e interne. Una di queste recitava: «Ministero della truffa». Dopo l’azione dimostrativa, Cingolani aveva detto: «Prima di parlarmi chiedano scusa. Io ho sempre incontrato tutti e parlato con tutti. Non ho mai ricevuto richieste di incontro da Extinction Rebellion. Ma adesso, se vogliono parlare con me, prima dovranno chiedere scusa per quello che hanno fatto. Non a me, ma all’istituzione».

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