Il senatore Tommaso Cerno e la storia della cocaina a casa: «La ordinava il mio ex, io all’oscuro»

Il suo nome nell’inchiesta dei Nas sul traffico di stupefacenti a Roma. Ma lui nega tutto

Il senatore del Partito Democratico Tommaso Cerno, giornalista ed ex direttore de l’Espresso, è finito nell’inchiesta della procura di Roma sul traffico di stupefacenti. Cerno compare come presunto cliente degli indagati Danny Beccaria e Clarissa Capone. Lei ha effettuato quattro consegne di cocaina a domicilio all’indirizzo di casa del senatore. Ma, specificano gli inquirenti, a suo carico non ci sono accuse. E non figura come acquirente diretto ma come tramite di un soggetto identificato. «Sapevo tutto di questa vicenda rispetto alla quale sono completamente estraneo e ho collaborato subito con i carabinieri», ha spiegato al Corriere della Sera lo stesso senatore del Pd. «All’epoca ero fidanzato con un ragazzo che aveva dei problemi. Evidentemente quando non ero a casa ha ricevuto gli spacciatori presso la mia abitazione per farsi consegnare cocaina. Io non ne sapevo nulla, né ho mai avuto rapporti con nessuno di loro. Quando mi hanno avvisato, i carabinieri mi hanno anche detto di informarli se ci fossero stati problemi ma nessuno mi ha mai avvicinato. Ho voluto bene a questa persona e sono molto dispiaciuto per lui anche se la nostra storia è finita da tempo». Gli investigatori confermano la sua versione. Il telefono della persona che ha materialmente effettuato le ordinazioni conferma che è stato lui a farle e a nome suo. I due spacciatori hanno invece svelato l’identità di Cierno. Nelle intercettazioni dei Nas coordinati dal pm Giulia Guccione e dall’aggiunto Giovanni Conzo figurava come «il politico» o «il senatore».


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