Guerra e fronte del web. Quelle azioni di hackeraggio che colpiscono i siti e i giornali online (anche il nostro)

Sono stati registrati diversi attacchi informatici alla nostra testata, in gran parte provenienti dalla Cina e Russia

Nel corso della giornata di oggi, 26 febbraio, diversi lettori di Open ci hanno segnalato l’impossibilità di accedere al nostro sito. È vero, c’è stato un problema e abbiamo dovuto correre ai ripari per arginare quello che è stato un attacco informatico di dimensioni mai sperimentate dalla nostra testata online. Non è la prima volta che qualcuno cerca di ostacolare il nostro lavoro, fortunatamente senza riuscirci, ed eravamo consapevoli di dover affrontare un tentativo concreto in un periodo come quello che stiamo attraversando. La guerra in Ucraina, ad opera della Russia di Vladimir Putin, viene combattuta su diversi fronti. Oltre al conflitto armato, abbiamo imparato nel tempo a conoscere l’infomation warfare e la cyber war. La guerra dell’informazione come forma di potere e di influenza non va affatto sottovalutata, è uno dei punti di forza delle campagne di manipolazione del Cremlino.


Mosca ci ha provato, ordinando a Meta di cessare il fact-checking indipendente relativo ai contenuti di disinformazione postati su Facebook da parte dei media russi, una richiesta di resa pubblica dai vertici della società seguita da un chiaro rifiuto. Oltre ai social, le autorità di Mosca cercano di imporre il bavaglio agli organi di stampa indipendenti sul proprio territorio. L’authority russa Roskomnadzor ha minacciato di chiudere gli accessi a coloro che pubblicheranno quelle che vengono ritenute notizie false o inaccurate. In merito alla cyber war, sono ormai noti gli attacchi informatici alle infrastrutture ucraine nel periodo che precedeva il conflitto armato, un problema che oggi lo stesso Putin deve affrontare dopo la dura presa di posizione del collettivo Anonymous a sostegno di Kiev.


Il conflitto digitale, oggi più che mai, non va inteso e considerato solo tra i due principali protagonisti del conflitto, Russia e Ucraina. Quello che è successo oggi a Open non è stato un caso, a seguito dello scoppiare del conflitto armato siamo stati oggetto di diversi attacchi di diversa entità, che ci hanno fatto intuire la possibilità concreta di un affondo da parte dei pirati informatici. È successo questa mattina, rendendo impossibile la pubblicazione degli articoli per almeno un’ora. Un duro colpo proveniente da più server dislocati in tutto il mondo, in larga parte dal continente asiatico e in particolare dalla Cina, oltre che dalla stessa Russia. Ci dispiace per il disservizio che ha coinvolto diversi nostri lettori.

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