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Un membro su 3 della comunità LGBTQ+ ha subito discriminazioni mentre cercava lavoro – Il rapporto

Il dato è contenuto nella rilevazione Istat-Unar sulle discriminazioni lavorative nei confronti delle persone LGBTQ+ nel 2020-2021

Il 26% delle persone occupate o ex-occupate dichiara che essere omosessuale o bisessuale ha rappresentato uno svantaggio nel corso della sua vita lavorativa: è quanto emerge dalla rilevazione Istat-Unar sulle discriminazioni lavorative nei confronti delle persone LGBTQ+ nel 2020-2021. Svantaggi che si traducono in minori avanzamenti di carriera e crescita professionale, riconoscimento e apprezzamento delle proprie capacità professionali, che un membro della comunità su 5 ritiene di aver subito. Percentuale che aumenta nella fase della ricerca del lavoro: tra le persone omosessuali e bisessuali in unione civile o già in unione che vivono in Italia, una persona su tre dichiara di aver subito almeno un evento di discriminazione.

Le micro-aggressioni sul lavoro

Circa sei persone su dieci hanno sperimentato almeno una micro-aggressione nell’attuale (per gli occupati) o ultimo lavoro svolto (per gli ex-occupati): micro-aggressione che spazia dai messaggi denigratori agli insulti sottili, formulati «spesso in modo automatico o inconscio». L’episodio più comune, secondo quanto rilevato dall’Istituto nazionale di statistica, è «aver sentito qualcuno definire una persona come frocio o usare in modo dispregiativo le espressioni lesbica, è da gay o simili». Tra le persone omosessuali e bisessuali in unione civile o già in unione che vivono in Italia, circa una persona su cinque, occupata o ex-occupata in Italia, afferma di aver vissuto almeno un evento di clima ostile o aggressione nel proprio ambiente di lavoro.

Fuori dall’ambito professionale?

Al di fuori dell’ambito professionale (per esempio nella ricerca della casa, nei rapporti di vicinato, nella fruizione servizi socio-sanitari, negli uffici pubblici o sui mezzi di trasporto), il 38,2% delle persone in unione civile o già in unione che si sono definiti omosessuali o bisessuali e che vivono abitualmente in Italia dichiara di aver subito almeno un episodio di discriminazione per motivi legati al proprio orientamento sessuale. Come conseguenza, più della metà dei membri della comunità (il 52,7%) ha dichiarato che ha evitato di esprimere il proprio orientamento sessuale per paura di essere aggredito, minacciato o molestato. La percentuale di coloro che si sono astenuti dal tenere per mano in pubblico un partner dello stesso sesso è pari al 68,2%.

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