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Il gas russo in rubli, il pericolo razionamento di temperature e orari e l’offerta di Biden all’Europa

gas in rubli pericolo razionamento biden offerta europa
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L'Ue cerca di affrancarsi dalla dipendenza da Mosca. Ma a Bruxelles c'è chi pensa che quello di Putin sia un bluff. Washington vuole dare 15 miliardi di metri cubi nel 2023. Ma...

C’è davvero un pericolo razionamento dell’elettricità e del gas? L’Unione Europea cerca di affrancarsi dalla dipendenza dalla Russia e il presidente degli Stati Uniti Joe Biden offre al Vecchio Continente 15 miliardi di metri cubi di combustibile per salutare Gazprom. Ma attualmente quelli che arrivano da Mosca in un anno sono 155 miliardi. Quindi l’aiuto degli Usa in ogni caso non basterà. Ma c’è anche il problema del pagamento del gas in rubli che Vladimir Putin ha annunciato nei confronti dei “paesi ostili” (e cioè l’intero Occidente). Il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi ieri ha avvertito Mosca che la richiesta rappresenta una violazione dei contratti. Ma ha anche puntato il dito contro le speculazioni, tornando a chiedere un tetto al prezzo.

Il bluff di Putin?

Draghi non è l’unico a dire no al rublo. I governi europei sono compatti perché sanno che l’espediente serve in parte ad aggirare il sistema di sanzioni che Mosca odia. E sanno che così la Banca Centrale russa non avrà problemi a incamerare la preziosa valuta estera che serve a pagare le cedole e gli interessi sul debito pubblico. Anzi: La Stampa rivela oggi che a Bruxelles in molti sono convinti che quello dei rubli per il gas sia un bluff. Ma è inutile ricordare che una rinuncia tout court al gas russo da parte dell’Europa ad oggi è impossibile. Perché, come ha spiegato ieri la Germania, l’intero continente piomberebbe in una recessione senza fine. Molte industrie sarebbero costrette a chiudere i battenti o a funzionare a scartamento ridotto. Per questo al momento la strategia Ue è quella di prendere tempo in attesa di vedere cosa succederà a Mosca.

Che sia l’Europa il continente che rischia di soffrire di più dalla chiusura dei rubinetti a Est però è indubbio, visto che prima dell’attacco all’Ucraina il 58% delle vendite di Gazprom veniva onorato in euro, il 39% in dollari e il 3% in sterline. E in Italia, spiega oggi il Corriere della Sera, non è possibile sostituire il gas russo che copre il 36% di tutto l’import (circa 28 miliardi di metri cubi su 78 miliardi). Secondo alcune stime citate dal quotidiano malgrado le contromosse potrebbero mancare all’appello tra i 10 e i 12 miliardi di metri cubi. E quindi il prossimo inverno potrebbero essere necessarie misure di contenimento della domanda. Ovvero razionamento per le industrie ma anche per i privati. Attraverso l’abbassamento delle temperature e della temperatura oraria di accensione del riscaldamento.

L’accordo Ue-Biden sul gas

Intanto però Biden offre i 15 miliardi di metri cubi degli Stati Uniti. Secondo la Casa Bianca possono arrivare per la fine del 2022 e cominceranno a sostituire il gas di Gazprom. Non solo. Come fa sapere Repubblica, oggi il Consiglio Europeo porrà le basi sulla futura politica energetica della Ue. Che prevedrà acquisti e stoccaggi comuni del gas per evitare i rialzi futuri dei prezzi. La Germania, paese più esposto alle forniture russe, è l’ultimo paese da convincere prima dell’annuncio ufficiale. Ma Berlino si sta già muovendo per la sua autonomia, come dimostra l’annuncio di un accordo commerciale con il Qatar. L’accordo con gli Usa prevede anche l’aumento della produzione negli Stati Uniti. E anche il coinvestimento nell’acquisto di navi specializzate nel trasporto di metano. E negli impianti in cui il gas viene ridotto di volume per semplificare lo stivamento. Il problema sono i costi: per aumentare di 50 miliardi le forniture annue bisogna investire 20 miliardi negli impianti liquefattori e nelle navi.

Foto copertina da: Il Sole 24 Ore

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