Palazzo Chigi dopo l’incontro Draghi-Conte: «Così viene meno il patto di maggioranza». La replica: «Non voglio la crisi di governo»

Il leader del M5s dopo l’incontro con il presidente del Consiglio: «L’aumento della spesa militare ora è improvvido»

«Se si mettono in discussione gli impegni assunti, in un momento così delicato alle porte dell’Europa, viene meno il patto di maggioranza». Non usano giri di parole da Palazzo Chigi dopo l’incontro tra il premier Mario Draghi e il presidente del M5s, Giuseppe Conte. Il leader pentastellato, dopo l’incontro con il premier, durato circa un’ora e mezza, ha ribadito il proprio «no» all’aumento del 2 per cento del Pil sulle spese militari, a ridosso della discussione generale che inizierà domani al Senato sul decreto Ucraina. Lasciando Palazzo Chigi, l’ex premier ha dichiarato di non voler mettere in discussione gli accordi presi con la Nato nel 2014 (e che Conte stesso approvò nel 2019 quando ricopriva l’incarico presidente del Consiglio del governo giallorosso, ndr), «ma – a suo dire – l’aumento della spesa militare ora è improvvido, e al momento le priorità sono altre». Una posizione in netta contrapposizione con quella della maggioranza, in particolare con i dem. Il leader del M5s ha dichiarato che «il dialogo con il Pd è sempre stato corretto, sincero e autentico», sottolineando dunque il proprio «dispiacere» sul tema delle spese militari, su cui dem e M5s, «non si trovano sulla stessa posizione», dice Conte. Inoltre, dopo l’incontro a Palazzo Chigi, a chi gli chiedeva se nel Documento di Economia e Finanza, che verrà licenziato dall’esecutivo presumibilmente entro la fine di marzo o comunque prima della scadenza del 10 aprile, sarà inserita la voce relativa all’aumento delle spese militari, Conte ha risposto: «Nel Def ragionevolmente non ci sarà scritto qualcosa del genere, ma questo non toglie che è una prospettiva che dobbiamo affrontare: il problema può essere procrastinato, ma dobbiamo affrontarlo dal punto di vista politico».


Draghi al Colle per parlare con Mattarella

Dopo l’incontro a Palazzo Chigi, il presidente Draghi è salito al Colle per aggiornare il Capo dello Stato Sergio Mattarella sulla vicenda degli investimenti militari. Un messaggio, un richiamo alla responsabilità e all’unità dell’esecutivo in un momento delicato per i delicati assetti geopolitici internazionali. Al contempo, fonti di da Palazzo Chigi, han ribadito che «i piani concordati nel 2014, e seguiti dai vari governi che si sono succeduti, prevedono entro il 2024 un continuo progressivo aumento degli investimenti. Il bilancio della difesa nel 2018 era sostanzialmente uguale al 2008. Nel 2018 si registravano circa 21 miliardi, nel 2021 24,6 miliardi (un aumento del 17 per cento). Questi sono i dati del Ministero della difesa nei governi Conte. Tra il 2021 e il 2022 il bilancio della difesa sale invece a 26 miliardi: un aumento del 5,6 per cento». In serata, Conte ha risposto alla dura nota di Palazzo Chigi: «Come si può parlare di crisi di governo? Draghi avrà pure il diritto di informare il presidente (Mattarella, ndr), ma io non ho sollevato alcuna crisi di governo: dico solo che se dobbiamo programmare una spesa militare un partito di maggioranza può discutere i termini anche temporali per rispettare questo impegno». Conte, infatti, dopo l’incontro con Draghi ha assicurato che il «confronto proseguirà». La dura risposta di Palazzo Chigi e la rapida salita al Colle del premier indicherebbero, ipoteticamente, l’opposto. «La questione», da Palazzo Chigi, viene infatti anche intesa sotto un’altra luce. Del resto, manca un anno alla fine della legislatura e le mosse dei vari leader di partito, in particolare delle forze dell’attuale maggioranza, vengono “recepite” anche come le prime spie, i primi timidi segni “lampeggianti” di campagna elettorale, in vista delle prossime elezioni. 


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