Buste paga più leggere a marzo? Marattin (Iv): «Ad aprile arriverà un conguaglio per il bonus Renzi» – L’intervista

Secondo il Presidente Commissione Finanze della Camera, i redditi tra 15 e 28 mila euro che perdono temporaneamente i 100 euro di Renzi recuperano in detrazioni

Ha suscitato scalpore la diminuzione registrata da molti in busta paga nel mese di marzo. Apparentemente molte persone hanno guadagnato meno, ma questa è in realtà solo un’impressione data dalle tempistiche dell’intervento sull’Irpef nella legge di bilancio 2022. Sono stati introdotti cambiamenti su come vengono gestiti e distribuiti bonus e detrazioni, tra cui i 100 euro di Renzi, che non vengono più erogati in automatico ai redditi tra 15 e 28 mila euro.


L’intervento sull’Irpef, in breve

Come Open aveva già spiegato, il cambiamento è avvenuto essenzialmente su due fronti: il primo è l’uscita dell’assegno per il nucleo familiare dal prospetto, che viene sostituito dall’assegno unico universale erogato dall’INPS, che quindi non è più incluso in busta paga ma viene accreditato separatamente. Il secondo è la riduzione delle aliquote, che passano da cinque a quattro. Nello specifico è questo secondo punto a richiedere una spiegazione approfondita. Con la redistribuzione delle aliquote, anche bonus e detrazioni sono stati ridisegnati. Tra questi anche i famosi 100 euro di Renzi, che non verranno più erogati ai redditi inferiori a 28 mila euro, ma solo fino a quelli sotto i 15 mila. Potrebbe sembrare, quindi, che i redditi tra 15 e 28 mila euro ci perdano ma così non è, ha spiegato a Open Luigi Marattin, presidente Commissione Finanze della Camera dei Deputati.


Le tempistiche: fino ad aprile per adeguarsi

«Il provvedimento è in vigore da gennaio, ma i sostituti d’imposta [i soggetti che versano le imposte per conto del contribuente all’amministrazione finanziaria] hanno tempo fino ad aprile per adeguarsi. Di conseguenza, a marzo molti italiani hanno visto sparire il bonus, senza che vedessero gli effetti positivi del nuovo sistema», ha spiegato il deputato di Italia Viva, «ma nei prossimi mesi arriverà un conguaglio».

Ma quindi ci si perde o ci si guadagna? Un esempio pratico

La differenza maggiore deriva dalle nuove formule per il calcolo della detrazione (ovvero uno sconto sulle tasse dovute) dei lavoratori dipendenti. Per verificarlo, si può fare il confronto tra la vecchia formula e quella nuova (entrambe sono reperibili qui) per un reddito ipotetico di 21 mila euro. Con il regime fiscale del 2021 i primi 15 mila euro del reddito verrebbero tassati al 23%, mentre i rimanenti 6 mila al 27%, per un’imposta totale di 5.070 euro. Calcolando quindi la detrazione con la formula del 2021, questa ammonta a 1.293 euro. Facendo lo stesso calcolo nel 2022, i primi 15 mila euro continuano a essere tassati al 23%, mentre la tassazione per i rimanenti 6 mila diminuisce, al 25%, producendo un’imposta dovuta di 4.950 euro, di 120 euro inferiore rispetto a quella del 2021. In aggiunta a ciò, la detrazione calcolata con la nuova formula aumenta, raggiungendo i 2.550 euro. Nel complesso, quindi, un reddito di 21 mila euro vedrà uno sconto sull’imposta di 1.377 euro, sufficienti a coprire i 1200 euro annuali del bonus di Renzi. Questo però non vuol dire che il bonus di Renzi non spetta mai ai contribuenti in questa fascia di reddito. Ci sono infatti dei casi può ancora venire erogato.

Quando spetta il bonus di Renzi?

Il trattamento integrativo, ovvero i 100 euro di Renzi, può ancora essere erogato ai redditi tra i 15 e 28 mila euro nel caso in cui la somma delle detrazioni superi l’imposta totale dovuta. La detrazione Irpef, infatti, non è l’unica che può essere applicata. Oltre agli sgravi per i lavoratori dipendenti, ne esistono altri: per carichi di famiglia, per le spese sanitarie, per gli interventi di recupero edilizio e di riqualificazione energetica degli edifici. Quando la somma di questi con la detrazione Irpef supera l’imposta dovuta, il contribuente ha diritto al bonus di Renzi per un importo pari alla differenza tra detrazione e imposta, e comunque non superiore a 1200 euro l’anno. Questa clausola è detta “di salvaguardia”, ed è stata introdotta per non penalizzare i contribuenti che hanno goduto del bonus fino al 2021. Marattin ha riconosciuto che i redditi dai 23 ai 35 mila euro sono quelli che ottengono meno vantaggio dall’intervento, come si può vedere nel grafico inserito nell’articolo esplicativo del MEF, ma ha ribadito che il vantaggio c’è per tutti, e che i tagli in busta paga di questo mese sono solo apparenti, e il conguaglio non tarderà a porvi rimedio.

MEF | Il grafico che mostra l’aumento del reddito per tutte le fasce di reddito. Si può notare che i redditi tra 23 e 35 mila euro sono quelli che hanno un guadagno minore.

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