Fedorov, il ministro di Kiev che guida il fronte cyber: «I russi sopraffatti dalla nostra armata digitale» – L’intervista

Prima che i tank russi arrivassero in Ucraina, il ministro classe 1991 doveva occuparsi della digitalizzazione del Paese. Ora è il generale dell’It Army che compie attacchi informatici alle società e banche russe

Mykhailo Fedorov è nato il 21 gennaio del 1991. Pochi mesi dopo il Parlamento ucraino avrebbe dichiarato l’indipendenza dall’Unione Sovietica. Per lui l’Ucraina è Ucraina. Non è mai stata Russia, non è mai stata un’invenzione di Lenin, non è mai stata niente di tutto quello che Vladimir Putin ha usato per giustificare l’invasione delle truppe di Mosca. Nel 2019 Fedorov è entrato nella squadra scelta da Volodymyr Zelensky per formare il suo governo. Il suo incarico era quello di ministro alla trasformazione digitale ma da quando è iniziata la guerra in Ucraina è diventato il generale che guida tutte le operazioni sul fronte digitale. È lui che ha lanciato l’IT Army, l’esercito di hacker che lavora per l’Ucraina. È lui che ha chiesto a Elon Musk di aprire a tutto il Paese la rete di satelliti Starlink per restare connessi a internet. Ed è sempre lui che ha fatto pressione sulle Big Tech per chiudere le porte alla Russia.


Cosa significa per te Ucraina?


«Io ho la stessa età del nostro Parlamento. L’Ucraina è il mio Paese. Non riesco a immaginare di vivere da qualche parte fuori. È la mia patria. È una terra di libertà. Ed è una terra di persone creative e coraggiose. Sono orgoglioso di essere ucraino. L’indipendenza significa molto per me».

Dov’eri il giorno in cui è iniziata l’invasione?

«Ero a casa con la mia famiglia. L’invasione è iniziata al mattino presto. Eravamo tutti insieme in quel momento».

In queste settimane hai guidato il fronte della guerra digitale. Quando sei entrato nel governo, i tuoi progetti erano diversi. Cos’è il piano State in Smartphone?

«State in smartphone è un progetto avviato dal presidente Zelensky. È una delle sue promesse durante la campagna elettorale e una delle prime cose che ha iniziato a fare dopo essere diventato presidente. Questo progetto è in realtà alla base del motivo per cui nasce il ministero della Trasformazione Digitale. L’obiettivo principale è un’interazione facile, rapida ed efficace con lo Stato per cittadini e imprese tramite smartphone, tablet o laptop senza burocrazia e code. Abbiamo un obiettivo più che ambizioso: trasferire tutti i servizi pubblici in modalità online entro il 2024».

A che punto era questo progetto prima della guerra?

«Stava andando bene. Avevamo ottenuto diversi risultati».

Come è cambiato il tuo lavoro con la guerra?

«Il processo di digitalizzazione continua anche sotto gli attacchi dei missili e in mezzo a una guerra su vasta scala con la Russia. La nostra app Diia ora non si occupa solo di raccogliere documenti digitali o consentire l’identificazione dei cittadini ai posti di blocco. È anche un canale per sostenere finanziariamente il nostro esercito tramite le donazioni, fornisce report accurati sul sul movimento delle truppe militari e consente l’accesso 24 ore su 24, 7 giorni su 7 a TV e radio. Inoltre, sempre con Diia, c’è anche la possibilità di prova l’esperienza di un operatore di droni Bayraktar. Abbiamo lanciato il minigioco eBayraktar».

Quali sono ora i servizi digitali più richiesti dalla popolazione?

«Di sicuro ci sono tutti i servizi per l’identificazione della persona attraverso i documenti digitali. In queste settimane abbiamo lanciato una nuova piattaforma per i documenti digitali: si chiama eDocument, funziona anche senza internet e permette di raccogliere i dati più importanti per i cittadini. C’è poi il portale ePidtrymka: qui invece i cittadini dai fronti più pericolosi della guerra possono chiedere assistenza statale con pochi click. In questi giorni abbiamo aperto anche un nuovo registro digitale dedicato agli imprenditori: al momento i cittadini ucraini hanno già aperto mille attività. L’ultimo servizio che abbiamo creato, sempre attraverso l’app Diia, permette ai cittadini di segnalare i danni causati dalla guerra alle loro proprietà e richiedere una compensazione da parte dello Stato».

Come fate a difendere tutto questo sistema dagli attacchi hacker?

«La sicurezza informatica e la protezione dei dati in tempo di pace e in tempo di guerra sono molto diverse. Non solo dobbiamo resistere a numerosi attacchi DDoS e vari tentativi di sabotaggio, ma anche garantire la sicurezza fisica dei registri governativi. Abbiamo dovuto organizzare urgentemente una posizione sicura per i server e per le strutture dove vengono conservati i backup. Questa forse è la parte più difficile: garantire la disponibilità del servizio e la migrazione dei dati in caso di emergenza. Ma finora abbiamo avuto successo».

Come è nata la strategia per fare pressione sulle Big Tech?

«Fin dal primo giorno di guerra, ci siamo resi conto che dovevamo elaborare una strategia completamente nuova per contrastare l’aggressione militare russa. Una guerra moderna richiede soluzioni moderne. Questa è anche una guerra tra passato e futuro. Il passato è pieno di equipaggiamento militare, goffi carri armati e una propaganda fuori controllo. Il futuro è tutto sulla tecnologia. Per questo motivo una nuova strategia militare deve includere nuove soluzioni. È così che mi è venuta l’idea di un blocco digitale. Questa strategia di embargo punta a bloccare la Russia in ogni modo possibile. Credo alla fine la tecnologia vincerà la guerra».

Qual è l’obiettivo di tutta questa campagna?

«L’impatto della guerra non deve essere avvertito solo dal governo russo ma da ogni cittadino russo. Vogliamo che i russi si muovano e comincino a protestare contro il regime di Putin perché sta uccidendo non solo i bambini ucraini, ma anche l’economia russa. Ora il mondo è diviso in bianco e nero. Siamo convinti che se un’azienda sceglie di collaborare con la Federazione Russa, sceglie il lato oscuro e supporta il sangue, la morte dei bambini e la distruzione causata dai missili».

Con quante aziende avete parlato per imporre questo blocco?

«A dire il vero questa “diplomazia della Silicon Valley” è cominciata ben prima della guerra. Dall’inizio di questo governo abbiamo cercato ottenere per l’Ucraina servizi che fossero più personalizzati. Nel settembre 2021 ho partecipato a una visita molto importante negli Stati Uniti insieme al presidente Zelensky. Abbiamo incontrato molti Ceo delle migliori aziende di tecnologia del mondo e ora questi contatti ci hanno aiutato a imporre sanzioni alla Russia. Questo processo è stato avviato in modo rapido ed efficiente, visto che avevamo già stabilito creato un canale con Apple, Google e Meta. Ad oggi, abbiamo contattato più di 500 aziende di tecnologia».

Quali sono stati i risultati?

«Dipende molto dalle aziende. Alcune hanno mostrato un sostegno e una posizione significativa interrompendo tutti i tipi di operazioni in Russia e donando somme di denaro enormi per sostenere l’esercito ucraino o per far fronte ai bisogni umanitari. Altre aziende cercano di rimanere invece in una “zona grigia”. Ad esempio hanno dichiarando di aver interrotto le operazioni di esportazione e importazione, annunciando ovunque di aver interrotto il commercio con la Russia. Ma poi si è scoperto che vendono ancora prodotti lì. E poi ci sono le aziende che cercano di ignorare tutto e rimanere in silenzio il più possibile. Ma non è più il momento di tacere. Oggi devi scegliere: o continui a finanziare gli omicidi dei bambini ucraini o fai di tutto per fermarli».

Elon Musk ha messo a disposizione la sua rete di satelliti Starlink per mantenere la connessione dopo la vostra richiesta su Twitter. Come è nata questa collaborazione?

«Il nostro ministero era in dialogo con il team di SpaceX prima della guerra. Stavamo discutendo insieme di alcuni progetti. Quello che si è visto sui social è solo la punta dell’iceberg di un lungo lavoro cominciato prima della guerra».

Qual è lo stato della connessione Internet in Ucraina?

«La Russia sta distruggendo tutte le nostre infrastrutture per lasciare il territorio dell’Ucraina senza comunicazioni: l’obiettivo è cancellare la copertura di rete mobile, le trasmissioni radiofoniche e televisive. Ora la connessione internet è debole soprattutto nelle zone dove le operazioni militari sono più attive. Questo succede soprattutto nella regione di Kiev, in luoghi come Irpin, Bucha, Gostomel o Vorzel. A volte la connessione non riesce ad essere di alta qualità nemmeno a Kharkiv, Cherson e Chernihiv. A Melitopol invece la connessione è molto bassa. Ora tutti gli operatori statali per le telecomunicazioni stanno lavorando per mantenere il livello di connessione più alto possibile».

Chi si occupa di riparare e tenere in funzione tutte queste strutture?

«I nostri specialisti sono dei veri eroi. Riparano le infrastrutture danneggiate e ripristinano il segnale davvero in fretta. Molti lavorano anche sotto i bombardamenti. Alcuni di loro sono morti mentre portavano a termini i loro compiti. Oltre a tutto questo lavoro abbiamo fornito all’Ucraina la connessione Starlink in un modo che non si era mai visto prima. Migliaia di terminali Starlink operano dove ci sono problemi di connessione e in aree remote. Questa tecnologia aiuta a rimanere connessi a internet anche in situazioni specifiche, come nel caso di ospedali, infrastrutture strategiche o aziende che si occupano di tecnologia».

Un fronte importante in questa guerra digitale è quello degli attacchi hacker. Nei primi giorni di guerra avete aperto l’IT Army, un progetto aperto a chiunque avesse competenze informatiche e volesse contribuire ad attaccare la Russia.

«È come ho già detto: la guerra moderna richiede soluzioni moderne. L’Ucraina è una terra di talenti digitali ed è un crimine non usarli. Nei primi giorni di guerra, ho ricevuto così tante offerte di aiuto dalle aziende IT che la mia casella di posta è quasi esplosa. Abbiamo deciso di rafforzare il nostro fronte informatico con i volontari. La Russia attacca le strutture del nostro governo dal 2014, prima di questa guerra noi non abbiamo mai risposto a questi attacchi. Ci siamo solo difesi. Dal 24 febbraio abbiamo iniziato ad attaccare anche noi».

I volontari dell’IT Army sono migliaia: come li coordinate?

«Non posso rivelare tutto. Alcuni obiettivo però sono pubblici e si possono vedere nella chat aperta di Telegram IT Army. Questo esercito porta avanti attacchi cyber e DDoS alle strutture informatiche di società commerciali russe (Gazprom, Lukoil), alle banche (Sberbank, VTB, Gazprombank) e anche ai portali del governo (Servizio Civile russo, Cremlino e Parlamento)».

Pensi che la Russia sia attrezzata per vincere una cyberwar?

«Quello che so per certo e che posso condividere con voi è che la Russia subisce appieno l’impegno del nostro It Army. Penso che la nostra guerra cibernetica sia molto piu efficiente».

Come sarà l’Ucraina tra un mese?­

«Non voglio indovinare o fare previsioni su cosa accadrà tra una settimana o un mese. Io e la squadra del ministero, i volontari e l’Esercito continueremo a fare il nostro lavoro per avvicinarci alla vittoria. Sono abbastanza sicuro che vinceremo. Prima o dopo. Meglio prima».

Foto di copertina: Elaborazione grafica di Vincenzo Monaco

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