Gas, la Germania nazionalizza la Gazprom tedesca: «Passo temporaneo ma necessario»


Dopo settimane di annunci, il governo tedesco ha deciso di assumere il controllo di Gazprom Germania, la filiale tedesca dell’azienda russa di gas. Lo farà «almeno temporaneamente». Il ministro tedesco dell’Economia e vicecancelliere Robert Habeck ha annunciato a margine dell’Ecofin di Lussemburgo che sarà l’Agenzia federale delle reti sarà il gestore fiduciario. Venerdì 1 aprile, la proprietaria Gazprom aveva annunciato la fine della sua partecipazione alla controllata tedesca. Gazprom è nel mirino delle autorità di regolamentazione dell’Unione europea da prima della guerra in Ucraina, per le accuse, sempre negate, di star tagliando le forniture verso l’Europa allo scopo di manipolare arbitrariamente i prezzi. Secondo fonti citate da Reuters, questa settimana gli uffici di Gazprom in Germania sono stati perquisiti dalle autorità antitrust dell’Ue. Durante il punto stampa di oggi, Habeck ha chiarito che quella adottata da Berlino è una soluzione momentanea ma necessaria, alla luce dell’attuale situazione di crisi con la Russia: «L’amministrazione fiduciaria serve a proteggere la sicurezza pubblica e a mantenere la sicurezza dell’approvvigionamento, che attualmente è assicurata. Il passo è assolutamente necessario».
April 4, 2022
Immagine di copertina: EPA/CLEMENS BILAN
Leggi anche:
- Ucraina, l’Ue lavora a nuove sanzioni contro Mosca. L’Italia pronta a bloccare il gas russo, ma Austria e Germania frenano
- La strappo di Berlino con Mosca dopo la strage di Bucha: «Subito stop del gas russo». Scholz vuole nuove sanzioni Ue
- Putin a Scholz: «Per ora si potrà continuare a pagare il gas russo in euro»
- La Germania attiva l’allerta preventivo sul gas e fa scoppiare i prezzi
- Gas russo in rubli, Mosca avverte ancora l’Ue: «Possibile stop alle forniture solo entro fine aprile»
- Putin firma il decreto, il gas dovrà essere pagato in rubli: «Altrimenti interromperemo le forniture»
- Ucraina, Merkel risponde agli attacchi di Zelensky: «Vicina a Kiev, ma fu giusto escluderla dalla Nato»