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La Finlandia blocca alla frontiera le opere d’arte di ritorno all’Ermitage di San Pietroburgo. Il Cremlino: «È un furto»

07 Aprile 2022 - 17:27 Michela Morsa
Le autorità finlandesi hanno confiscato le opere dirette in Russia dopo l'adesione del governo di Helsinki alle sanzioni europee contro Mosca

«La guerra dei quadri», come viene chiamata in Russia, è alla sua seconda battaglia. Dopo la richiesta del Cremlino di restituire tutte le opere d’arte di proprietà dell’Ermitage di San Pietroburgo in prestito ai diversi musei europei e il successivo dietrofront, ad affondare il colpo è questa volta la Finlandia. Tra il 2 e il 3 aprile le Dogane finlandesi, come riferisce il ministero degli Esteri russo, hanno sequestrato alla frontiera tre veicoli diretti in Russia, contenenti decine di opere d’arte dei più importanti musei del Paese, in particolare dall’Ermitage, dalla Galleria Tretyakov e dal Museo delle Belle Arti Pushkin di Mosca. Quadri e sculture che erano state esposte in Italia e in Giappone e che stavano facendo ritorno a casa. Sami Rakshit, responsabile delle Dogane finlandesi, ha confermato la confisca, spiegando che le sanzioni Ue contro Mosca, varate per l’invasione dell’Ucraina, includono anche il divieto di trasporto di opere d’arte e ne autorizzano il sequestro. «È importante che l’applicazione delle misure punitive contro la Russia funzioni in modo efficace», ha dichiarato Rakshit al Washington Post. Il prezioso carico, si parlerebbe di oltre 200 opere tra quadri e sculture, con un valore stimato da Reuters di 42 milioni di euro, sono ferme al porto di Helsinki, in attesa dei risultati dell’indagine preliminare avviata dal Servizio Dogane della capitale finlandese e del parere del ministero degli Esteri e della Commissione Europea.  

La reazione di Mosca

La vicenda, come era prevedibile, ha scatenato l’ira di Mosca: «La situazione si può definire anarchia legale – ha dichiarato la portavoce della diplomazia russa Maria Zakharova – Parliamo del sequestro, in violazione del diritto internazionale, di opere di proprietà russa che erano in esposizione temporanea all’estero, sotto garanzie ufficiali dei Paesi in cui erano state organizzate mostre in collaborazione con i nostri musei». La «guerra dei quadri», sull’agenzia russa Ria Novosti, è descritta come un vero e proprio «furto». Bandire la cultura russa non è bastato, è arrivato il momento del suo furto, titola il pezzo della giornalista Elena Karaeva. «È chiaro che l’abolizione della cultura russa – con la cancellazione di spettacoli russi e il bando sui nostri artisti – operata da coloro che si oppongono al nostro Paese nello spazio pubblico, prevede ora la confisca del nostro patrimonio nazionale», e prosegue: «Dobbiamo essere consapevoli, senza la minima illusione, che oggi qualsiasi opera d’arte situata al di fuori della Russia, ma appartenente alla Russia, è potenziale oggetto di confisca da parte del doganiere di turno».  

La puntata precedente

Il 9 marzo l’Ermitage di San Pietroburgo aveva fatto richiesta, «in base alla decisione del ministero russo della Cultura» che tutte le opere d’arte in prestito fossero restituite dall’estero alla Russia. «L’Ermitage è un museo statale che dipende dal ministero della Cultura», si leggeva nella domanda ufficiale inoltrata a diversi musei europei, tra cui il Palazzo Reale e le Gallerie d’Italia di Milano e la Fondazione Alda Fendi – Esperimenti di Roma. La reazione del ministro della Cultura Dario Franceschini non si era fatta attendere: «Il ministero non ha competenze in materia, si tratta di mostre organizzate dai Comuni coinvolti, ma mi pare evidente che a richiesta fatta bisogna rispondere con la restituzione ai proprietari», aveva dichiarato Franceschini, comunicando però la sospensione di tutte le attività di collaborazione e promozione culturale in partnership con la Russia, in particolare quelle relative all’iniziativa «Anno incrociato dei musei Italia-Russia». A pochi giorni dalla dovuta restituzione, però, il Cremlino aveva fatto dietro-front, permettendo alle opere in prestito di rimanere al loro posto fino alla fine già programmata delle esposizioni.

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