Ucraina, la rivelazione di Zelensky: «Così un commando russo provò a uccidermi nel primo giorno di guerra»

Un gruppo di militari si paracadutò nei pressi della sua residenza a Kiev, dando vita a una sparatoria con le guardie, ma fu respinto per due volte. La testimonianza del presidente ucraino al Time

Nel primo giorno di guerra in Ucraina, un commando di paracadutisti russi cercò di catturare e uccidere Volodymyr Zelensky. A dirlo è lo stesso presidente ucraino in una intervista al Time. Il 24 febbraio, quando cominciò l’invasione russa, Zelensky e sua moglie Olena svegliarono i figli per lasciare la loro residenza a Kiev e rifugiarsi in una zona più sicura. «C’erano forti esplosioni dappertutto», ha raccontato il presidente ucraino. Fu allora che le forze ucraine dissero a Zelensky che militari russi si erano paracadutati nella capitale con l’obiettivo di catturarlo e ucciderlo. In serata scoppiò una sparatoria vicino al complesso che ospita la residenza di Zelensky.


I due assalti respinti al compound

Stando a quanto scrive Simon Shuster del Time – giornalista che ha trascorso i primi giorni di guerra con il presidente ucraino -, le guardie presidenziali spensero le luci del compound e distribuirono fucili automatici e giubbotti antiproiettile a Zelensky e ai suoi collaboratori. Gran parte di loro, però, non sapeva neanche come imbracciare un’arma. Il giornalista del Time scrive che i paracadutisti russi cercarono per due volte di entrare nel compound, senza successo. Il giorno dopo, il 25 febbraio, Zelensky registrò nel cortile del suo palazzo uno dei primi messaggi in cui dichiarava che l’Ucraina avrebbe resistito all’invasione della Russia. «In quei momenti capisci di essere un simbolo», ha detto il presidente ucraino nell’intervista. «Devi agire come ci si aspetta da un capo di Stato».


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