Peste suina a Roma, via libera agli abbattimenti dei cinghiali: dove scatta la zona rossa

Per contenere l’epidemia il comune dà il via agli abbattimenti e recinta la zona rossa e i cassonetti, nella speranza che il virus non varchi i confini del GRA

Altri due casi di sospetta peste suina sono stati rilevati a Roma, molto vicino al “caso zero” del parco dell’Insugherata. Per contenere l’epidemia da oggi la regione Lazio apre agli abbattimenti dei suini e fa scattare la zona rossa, entro la quale non è possibile organizzare eventi, raduni, e picnic. A seguito delle due nuove positività, infatti, «il sottosegretario [alla salute] Costa ha sottolineato l’esigenza del depopolamento e quindi degli abbattimenti selettivi. Quindi a Roma si dovrà procedere a questo per creare un’area di vuoto e non permettere che questa epidemia possa espandersi». Sono queste le parole di Andrea Napoletano, capo di gabinetto della regione Lazio. L’apertura agli abbattimenti ha incontrato la resistenza dell’Organizzazione Nazionale Protezione Animali (Oipa), il cui presidente, Massimo Camparotto, ha dichiarato: «La questione va affrontata in maniera scientifica. Un serio piano di sorveglianza e prevenzione si può attuare non armando i cacciatori, persino deregolamentandone l’attività, ma con un monitoraggio sanitario degli animali morti che si trovino nel territorio nazionale»


La zona rossa: come funziona

Regione Lazio | Mappa della zona rossa e della “zona d’attenzione” a Roma

Come anticipato, nella zona rossa non è possibile tenere eventi di nessun tipo, definizione che si estende anche a raduni e picnic. Questo divieto si aggiunge a quelli già in vigore di avvicinare gli animali e dare loro da mangiare. Per meglio contenere la diffusione del virus, nell’area è partita l’installazione di recinzioni metalliche per prevenire l’ingresso in città dei cinghiali, che sono già stati avvistati ai Parioli e nel quartiere di Trieste-Salario. Viene inoltre raccomandato a coloro che si addentrano nelle aree naturali di disinfettarsi le scarpe dopo esserne usciti. La zona rossa si estende per 5000 ettari a nord-ovest dell’agglomerato urbano della capitale, tra il Tevere e il Grande Raccordo Anulare. Viene contestualmente istituita una “zona d’attenzione” molto più ampia. Anche Liguria e Piemonte stanno recintando le zone a rischio.


L’origine dell’epidemia: si sospetta siano i rifiuti

Oggi è stata diffusa l’ipotesi che l’origine della peste romana possa essere diversa da quella di Liguria e Piemonte. Si sospetta che gli animali contraggano il virus di rifiuti della città. Proprio per questo motivo il Campidoglio ha disposto che i cassonetti dell’area infetta vengano isolati, spostati, e monitorati, nella speranza che il visus non varchi i confini del Grande Raccordo Anulare.

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