Ossezia del Sud, il 17 luglio un referendum per l’annessione alla Russia. Ma il presidente eletto: «Non è il momento migliore»

La regione separatista della Georgia è guidata da un desiderio di «riunificazione». Mosca intanto punta anche su Cherson

L’Ossezia del Sud, regione separatista della Georgia, è sempre più determinata a unirsi a Mosca: nelle ultime ore la leadership ha annunciato un referendum sull’annessione alla Russia, previsto per il prossimo 17 luglio. Anatoly Bibilov, attuale presidente dell’autoproclamata repubblica (che il prossimo 21 maggio sarà sostituito da Alan Gagloyev), ha firmato il decreto che stabilisce la data del referendum definendosi «guidato dal desiderio storico del popolo della Repubblica dell’Ossezia del Sud per la riunificazione con la Russia». Gagloyev, tuttavia, ha chiarito: «Sostengo pienamente l’idea di una riunificazione del popolo osseto con la Russia, ma un’altra questione è se questo sia il momento giusto per spingere per questo referendum». Gagloyev ha detto di non essere sicuro che Babilov si sia consultato con Mosca prima di prendere la sua decisione. Come riporta Ukrinform, a fine marzo il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha affermato che Mosca «rispetterà» i risultati del referendum in Ossezia del Sud sull’unificazione con la Russia. Il ministro degli Esteri georgiano David Zalkaliani, d’altro canto, ha affermato in precedenza che un referendum sull’adesione dell’Ossezia del Sud alla Russia non avrebbe alcun valore legale durante l’occupazione.


Ossezia del Sud tra Georgia e Russia

L’Ossezia del sud, che conta circa 50 mila abitanti e si trova nel Caucaso meridionale, ruppe con la Georgia durante una sanguinosa guerra civile negli anni novanta, al momento dello scioglimento dell’Urss. La sua indipendenza è stata riconosciuta da Mosca nel 2008, dopo una breve guerra con la Georgia. L’Ossezia del sud, così come Abkhazia, è tuttavia una repubblica non riconosciuta a livello internazionale: oltre alla Russia, la sua indipendenza è stata riconosciuta solo da Siria, Venezuela, Nauru e Nicaragua. Bibilov, riporta Pravda.ua, ha commentato su Telegram: «Russia e Ossezia del Sud sono legate da una storia comune, hanno un rapporto di fiducia paragonabile a quello di due fratelli, dove il fratello maggiore capirà e sosterrà sempre, a parole e con i fatti, il fratello minore, e quest’ultimo rispetterà e aiuterà il fratello più grande, pienamente consapevoli dell’autosufficienza e dell’uguaglianza dei diritti di ciascuno. È ora di unirci una volta per tutte. Per diventare più forti in questa unione ormai ufficiale».


Deputata russa in visita a Cherson

Un’ulteriore segnale delle mire espansionistiche di Mosca arriva da Cherson, la prima regione ucraina ad essere occupata dai russi, dove il membro della Duma di Stato Anna Kuznetsova si è recata per discutere le esigenze sociali e sanitarie della popolazione locale. Lo riporta l’agenzia RIA Novosti, che aggiunge come la Kuznetsova avrebbe discusso della fornitura di generi alimentari, nonché di medicinali e altri prodotti necessari per i bambini: «Siamo qui pronti a fornire ogni tipo di assistenza», sono state le sue parole. Secondo l’ultimo bollettino dell’intelligence militare britannica, tuttavia, Cherson rappresenta un campanello d’allarme: essendo l’unico luogo in cui Mosca è riuscita a imporre leadership locali filo-russe, denuncia il «fallimento dell’invasione nel raggiungere i suoi obiettivi politici in Ucraina».

Londra ha aggiunto come «Le autorità imposte da Mosca a Cherson hanno annunciato che chiederanno alla Russia di annettere la regione. Una parte centrale del piano russo era molto probabilmente innescare referendum per imporre autorità pro-Russia nella maggior parte delle regioni del Paese». Tuttavia, «se la Russia effettuerà un referendum di adesione a Cherson, quasi certamente manipolerà i risultati per mostrare una netta maggioranza favorevole a lasciare l’Ucraina», è la conclusione di Londra. «Un referendum nelle regioni parzialmente occupate di Cherson e Zaporizhzhia non sarebbe utile per una soluzione diplomatica, sarebbe un passo decisamente sbagliato, testimonierebbe che tutto quanto successo prima sarebbe stato una finzione e un teatrino politico, con pessimi attori», aveva dichiarato il presidente ucraino Zelensky lo scorso 23 aprile.

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