Covid, Shanghai verso il ritorno alla normalità. Ma a Pechino salgono i casi e la politica «zero-Covid» minaccia la crescita

La produzione industriale ad aprile è diminuita del 2,9 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, mentre le vendite al dettaglio sono diminuite dell’11 per cento

Shanghai è pronta a uscire gradualmente dal duro lockdown che va avanti ormai da quasi due mesi. Le autorità locali hanno definito un calendario di progressivo allentamento delle restrizioni, a partire da oggi 16 maggio. La città, ieri 15 maggio, ha registrato meno di 1.000 nuovi casi, tutti all’interno delle aeree sottoposte alle restrizioni più severe. Nelle zone relativamente più libere – ma comunque monitorate per valutare i progressi nell’eradicazione del virus – non sono stati trovati nuovi positivi per il secondo giorno consecutivo. Un terzo giorno porterebbe al raggiungimento dello stato di «zero-Covid» e al conseguente allentamento delle restrizioni nei distretti interessati. Ma se a Shanghai la situazione sembra migliorare, sono decine le città della Cina ancora in lockdown. Preoccupa l’andamento dei contagi nella capitale e, soprattutto, gli effetti catastrofici della strategia del Partito sull’economia del Paese, ai suoi minimi dai primi mesi del 2020.  


Shanghai verso la normalità

A Shanghai i primi a riaprire saranno i supermercati, i minimarket e le farmacie, accompagnati dalla restaurazione graduale di treni e aerei in arrivo e in partenza dalla città. Dal 22 maggio, poi, riprenderà anche il transito di autobus e treni, ma per accedere al servizio sarà necessario mostrare un test Covid con esito negativo eseguito entro le 48 ore precedenti. E «dal 1° giugno fino alla fine del mese, se il rischio di un rimbalzo delle infezioni sarà sotto controllo, attueremo in pieno la prevenzione e il monitoraggio dell’epidemia, normalizzeremo la gestione e ripristineremo completamente la vita e la produzione della città», ha dichiarato la vicesindaca di Shanghai, Zong Ming.  


Pechino in bilico

Dal 22 aprile Pechino ha registrato decine di nuovi casi quasi ogni giorno a causa dell’alta trasmissibilità della variante Omicron. Ieri 15 maggio, i casi registrati sono stati 54, contro i 41 del giorno precedente. Per il momento in città non è stato imposto il lockdown, ma le autorità hanno inasprito le restrizioni al punto che i livelli di traffico stradale della capitale sono paragonabili a quelli di Shanghai. Tra le misure applicate, il divieto di ristorazione, la riduzione dei trasporti pubblici e l’imposizione dello smartworking in alcuni distretti della città.  

La crescita economica a rischio

I lockdown imposti a macchia di leopardo nel Paese, e in particolare il blocco di Shanghai, hanno danneggiato la vendita al dettaglio, la produzione industriale e l’occupazione, con conseguenze anche sulle catene di approvvigionamento globali e il commercio internazionale. La produzione industriale cinese di aprile è diminuita del 2,9 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, in forte calo rispetto all’aumento del 5 per cento di marzo, mentre le vendite al dettaglio sono diminuite dell’11 per cento su base annua, dopo essere scese del 3,5 per cento il mese prima. L’attività economica potrebbe migliorare leggermente nel mese di maggio, grazie all’aiuto del governo e della banca centrale, ma la strategia «zero-Covid» del Paese, data la sua imprevedibilità, continua a generare incertezza.  

Foto di copertina: una donna si sottopone a un test per il Covid-19 (EPA/MARK R. CRISTINO)

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