National Corps, le origini e i legami del partito degli ex Azov neonazisti (che odiano Zelensky) – L’inchiesta

C’è differenza tra l’attuale battaglione Azov e quello dei volontari del 2014-2015. A rendere difficile la scissione è il partito degli ex Azov che seguono la filosofa amica di Dugin

Nel precedente articolo avevamo parzialmente descritto il mondo dei nazisti che facevano parte del battaglione dei volontari Azov, citando infine la figura di Andriy Biletsky riportandone alcuni dettagli del suo impegno politico. Nato a Kharkiv, è un estremista di destra e suprematista bianco, fondatore nel 2005 del partito neonazista “Patriot of Ukraine“. La sua figura viene identificata soprattutto nel battaglione Azov, in qualità di fondatore ed ex comandante, ma contrariamente a quanto si potrebbe pensare, per merito della propaganda russa, è che la sua figura risulta molto controversa e di fatto nemica dell’amministrazione Zelensky. Non è l’unico personaggio degno di nota, c’è anche una donna conosciuta in Italia, soprattutto a Roma nella sede di Casapound.


Il fondatore Andriy Biletsky

Fondatore di diverse realtà estremiste di destra ucraina, nel 2010 auspicava una confederazione di nazionalisti ucraini e russi con sede a Kiev. I legami ideologici con l’attuale nemico straniero non si concludono qui.


Andriy Biletsky mentre guida i militanti del suo partito, che sfruttano la figura del Battaglione Azov, durante una marcia pubblica.

Biletsky era tra i prigionieri politici dell’era Janukovyč. Rilasciato il 24 febbraio 2014, divenne uno dei leader del movimento antiseparatista di Kharkiv. Nello stesso anno fondò Azov, guidando il battaglione a Mariupol e nel Donbas. Durante le elezioni parlamentari del 2014, Biletsky venne eletto parlamentare come indipendente grazie alla rinuncia di Zoryan Shkiryak, consigliere del ministro dell’Interno ucraino Arsen Avakov. Un favore, da parte del ministro, al combattente estremista, lo stesso Avakov sospettato di aver finanziato Azov e accusato dall’Anti-Corruption Action Center dell’Ucraina di aver coperto casi di violenza. La carriera politica di Biletsky all’interno della Rada risulta scarsa, tanto da venire indicato tra i dieci più assenti e inconcludenti (definiti “falliti”).

Nel 2015 fonda il suo nuovo e attuale partito, il National Corps, ancora oggi sotto il suo comando. Nel 2017 accusò i leader della Guardia nazionale ucraina di corruzione, di sostenere i separatisti filorussi del Donbas e Crimea, e di voler eliminare i battaglioni dei volontari. Un ossessione, quest’ultima, che si protrae dall’approvazione della legge del 2015 contro i sostenitori dei regimi totalitari (come il nazismo) e per le diverse procedure penali nei confronti degli ex Azov.

Nel marzo del 2019, Biletsky accusò l’allora Presidente Porošenko e i servizi di voler uccidere i rappresentanti del National Corps e del gruppo paramilitare di quest’ultimo, i “National Wives”. Biletsky non fu in grado di portare alcuna prova a sostegno delle sue accuse. Pochi giorni prima i militanti del gruppo si scontrarono duramente contro la Polizia di Cherkasy, intenta a proteggere dall’assalto l’allora Presidente Porošenko durante un evento pubblico.

Durante un’intervista rilasciata nel 2018 a Radio Svoboda (da non confondere con il partito politico suo alleato) si dichiarava favorevole alla cooperazione con la Nato. Più che favorevole, una necessità: in un post del giugno 2021 afferma che se l’Ucraina avesse ancora le armi nucleari, non sarebbe necessario entrare nella Nato.

Le elezioni parlamentari e l’odio verso Zelensky

In vista delle elezioni parlamentari del 2019, le organizzazioni nazionaliste e di estrema destra si erano alleate per formare un’unica lista. Tra questi c’erano il più conosciuto e votato Svoboda, il National Corps di Biletsky e “Settore Destro” (Pravy Sektor). Nella lista, Biletsky era il secondo dopo il leader di Svoboda, Oleg Tyagnibok, e prima di Dmitrij Yarosh di “Settore Destro”. Il risultato elettorale evidenziò come l’Ucraina non si riconosce nei gruppi neonazisti: il gruppo non raggiunse il 5% minimo necessario per ottenere almeno un parlamentare, ottenendo appena 315 mila voti in tutto il territorio ucraino su un’affluenza di quasi 30 milioni di votanti. Solo un candidato di Svoboda entrò in Parlamento attraverso il voto di un collegio elettorale regionale. Precisiamo: ad essere stata eletta è una donna, Oksana Savchuk, mentre nella lista nazionale la prima donna era appena al 35° posto.

Il partito National Corps prese parte al cosiddetto “No Surrender” (“Nessuna resa!“) dell’ottobre 2019, una serie di proteste contro Zelensky e la “formula Steinmeier“, un pacchetto di attuazione del Protocollo di Minsk. Il neo presidente ucraino aveva accettato di attuare tale formula, la quale prevedeva un sistema di elezioni nel Donbas dei separatisti filorussi aiutati dalla Russia. Questo scatenò l’ira delle forze di estrema destra come National Corps (che insieme alle altre forze loro simili sono una estrema minoranza nel Paese) e quelle di coloro che accusarono tale decisione come una resa nei confronti dell’occupante russo.

L’incontro dei militanti a Kharkiv.

Negli ultimi mesi, nel periodo precedente all’avvio dell’invasione russa, National Corps si organizzava a contrastare le forze armate di Mosca in autonomia, criticando la gestione Zelensky definendolo inadeguato. Nel canale Telegram del partito vengono condivisi diversi post dove ritengono che Zelensky sia circondato da “traditori” e “agenti filorussi”: «se non se ne libera, dovrà ricordarsi il destino di Janukovyč».

Il gruppo paramilitare ” National Militia “

Il partito, che i fondatori preferiscono definire “nazionalista”, venne registrato nel dicembre del 2015 e ne potevano far inizialmente parte gli ex attivisti del Corpo Civile Azov ed ex combattenti del Battaglione Azov. Non avendo il controllo su quest’ultimo, e in mancanza di un proprio “braccio armato”, nel 2017 venne fondata un’organizzazione paramilitare “National Militia” (“Національні дружини“) appartenente al National Corps.

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Alcuni membri del gruppo paramilitare del partito politico National Corps.

Al suo interno operano gli ex veterani dell’allora battaglione di volontari Azov, quando ancora non era stato integrato nelle forze regolari ucraine, soprattutto quelli con la fedina penale sporca come Oleg Pjenia (Piontkovsky).

National Corps negò la possibilità che il gruppo paramilitare venisse usato per scopi politici. Tuttavia, non mancano gli episodi e scontri fisici tra i paramilitari e le Forze dell’Ordine ucraine, soprattutto quelli del 2019 durante un evento pubblico dell’allora Presidente Porošenko a Cherkasy, dove la Polizia era intervenuta per respingere l’assalto di 30 militanti dei Corps (video sopra riportato). Ben 22 gli agenti feriti, tra questi il capo del dipartimento locale Valery Lutyi.

Polizia ucraina | Un agente di Polizia ucraino dopo uno scontro con i militanti di National Corps nel 2019 a Cherkasy.

L’ideologa e filosofa Olena Semenyaka

Olena Semenyaka non è un’attivista qualsiasi. In passato era la portavoce del partito Settore Destro, per poi entrare nel National Corps diventandone la portavoce internazionale. Sarà lei, infatti, il principale anello di congiunzione tra gli estremisti di destra ucraini e quelli internazionali.

Fonte: Twitter | Olena insieme a Valerio Benedetti (a sinistra) e Alberto Palladino (a destra) durante l’evento “Jungeuropa Verlag”.

Bellingcat ha tracciato diversi legami tra la rappresentante di National Corps e l’estrema destra internazionale. Olena frequentava i circoli conservatori russi, tra questi quello del filosofo e ideologo di Vladimir Putin, Alexander Dugin. Nel 2017 partecipò a un evento di estrema destra, intitolato «L’Europa del futuro», in qualità di rappresentante delegata del National Corps.

Poster della conferenza Awakening II in Finlandia dove Olena partecipava in qualità di rappresentante di National Corps. All’evento c’erano diverse figure dell’estremismo destro finlandese, austriaco, delle Isole Faroe e quello americano.

Durante l’incontro, organizzato dai nazionalsocialisti polacchi di Poznan, erano presenti russofili, duginisti e negazionisti dell’Holodomor (il genocidio per fame attuato dai Sovietici contro le popolazioni ucraine). Per Olena non era un problema, al contrario: per lei è un vanto.

Gli stessi siti di estrema destra russi la ospitano come punto di riferimento. Su Rossia3.ru, gestito dai membri del Movimento Eurasiatista di Dugin, c’è un intero testo pubblicato nella sezione “La nostra ideologia” a firma di Olena. Il titolo? «La tradizione nell’ottica conservatrice-rivoluzionaria “Qui e ora” della teleologia metafisica della rivoluzione conservatrice». La foto? Quella dove posa con Dugin.

Olena non è una semplice rappresentante. Viene definita da National Corps come una vera e propria ricercatrice, scrittrice e filosofa. Non a caso, la vediamo promossa durante le sue “lezioni ideologiche” del partito. Eccola durante la presentazione di un libro insieme ad Andriy Biletsky.

Nel 2021, Olena diventò particolarmente nota in Austria (e non solo) per aver ottenuto una borsa di studio dall’Institute for Human Sciences a Vienna. Una volta scoppiato lo scandalo, ossia quello di aver fornito tale riconoscimento a una neonazista, la borsa di studio venne revocata.

Una foto che ritrae Olena con il saluto nazista e la bandiera della Gioventù Hitleriana. La stessa non smentì il fatto, sostenendo che si trattava di una «fotografia di Halloween».

Nota – È stato corretto il nome del gruppo paramilitare.

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