Mosca apre allo scambio di prigionieri tra il battaglione Azov e l’oligarca Medvedchuk. Poi il dietrofront

Dalla Russia arriva una ipotesi sul destino dei combattenti ucraini dell’acciaieria Azovstal, dopo la richiesta di Zelensky. Ma per i separatisti filorussi del Donetsk, quei soldati dovranno essere inevitabilmente processati in Russia

Uno scambio di prigionieri che coinvolga almeno una parte dei soldati ucraini che si sono arresi dopo tre mesi di assedio nell’acciaieria Azovstal sarebbe un’ipotesi che la parte russa starebbe valutando. Nella trattativa ancora in divenire si è inserito il nome dell’oligarca filorusso Viktor Medvedchuk, arrestato in un blitz lo scorso aprile in un blitz degli uomini dell’intelligence di Kiev. Secondo il negoziatore russo Leonid Slutsky, capo della commissione Esteri della Duma russa, ha spiegato che la Russia valuterà «la possibilità» di uno scambio di prigionieri con l’Ucraina tra l’oligarca considerato vicino a Vladimir Putin e i combattenti del battaglione Azov. Proprio oggi 21 maggio il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ribadito alla stampa ucraina che uno scambio di prigionieri con i soldati della Azovstal sarebbe stata una condizione imprescindibile per la ripresa dei negoziati con Mosca. Sempre oggi però il leader dei separatisti filorussi del Donetsk, Denis Pushilin, ha ribadito che per i combattenti ucraini che sono usciti dall’acciaieria Azovstal è «inevitabile» un processo davanti a un tribunale russo. Un destino che secondo Pushilin sarebbe chiesto a gran voce «dai cittadini e dalla società». Qualche ora dopo, Slutsky ha negato di aver aperto allo scambio di prigionieri, dando la colpa ai media in cerca di sensazionalismo e accusandoli di estrapolare dal contesto le sue dichiarazioni


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