Zelensky: «Senza scambio con i soldati di Azovstal niente negoziati. I porti bloccati? Possiamo riprenderli con le armi giuste»

Il presidente ucraino insiste sulla «via diplomatica» per mettere fine alla guerra con la Russia, ma la condizione perché riprendano i negoziati con Mosca è innanzitutto la liberazione dei combattenti della Azovstal

«Li porteremo a casa. Questo è quello che dobbiamo fare con i nostri partner che si sono presi la responsabilità». Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, intervistato dalle televisioni nazionali del suo paese, ha confermato che i militari che combattevano dall’acciaieria Azovstal sono stati portati fuori dai russi, secondo quanto riportato da Ukrainska Pravda: «I ragazzi – ha detto Zelensky – hanno ricevuto l’ordine dai militari di uscire allo scoperto e salvarsi la vita». Il presidente è anche tornato a parlare di trattative di pace, spiegando che il conflitto terminerà solo grazie a mezzi «diplomatici». La guerra «sarà sanguinosa, si combatterà, ma si concluderà definitivamente con la diplomazia». La ripresa dei negoziati con la Russia però dipenderà se Mosca vorrà «salvare la vita dei difensori di Mariupol». Secondo il presidente ucraino, quindi, la trattativa potrà riprendere se ci sarà uno scambio di prigionieri che deve coinvolgere i soldati che si sono arresi nell’acciaieria di Azovstal.


La crisi dei porti

Zelensky ha poi toccato il tema dei porti ucraini bloccati con «22 milioni di tonnellate» di merci che «i russi continuano a rubare ed esportare da qualche parte». Il rischio di un’emergenza alimentare mondiale è da tempo argomento di pressione da parte della comunità internazionale tanto su Mosca, quando su Kiev. Secondo il presidente ucraino quella dei porti è una situazione da sbloccare al più presto: «Puoi sbloccarlo in diversi modi. Uno dei modi è militare. Pertanto, ci rivolgiamo ai partner con tali richieste in merito alle armi pertinenti».


In Ucraina sono almeno «700mila le persone che stanno combattendo» ha aggiunto Zelensky, secondo cui un Paese come il suo «non ha bisogno di un esercito di 250-260mila, ma di uno molto più grande». Per questo il presidente ucraino ha spiegato di aver firmato all’inizio del 2022 un decreto per aumentare di 100mila unità le forze armate per il prossimo anno: «E potrebbero non bastare per fermare un attacco su vasta scala della Russia».

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